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Venezuela: Rivoluzione o controrivoluzione?

hugochavezbolivarLa patria di Bolivar e Chavez sta affrontando una sfida nuova e, contemporaneamente, molto vecchia. Nuova, perché si presenta con circostanze nuove. Vecchia, perché rappresenta il conflitto che esisteva anche ai tempi di Bolivar tra le oligarchie politiche, di fronte alle necessità insoddisfatte dei popoli.  

In Venezuela, per decadi governò e l’ha fatto a suo agio, un’oligarchia alimentata dal reddito dell’industria petrolifera. In fin dei conti, i conflitti politici giravano intorno a quale delle fazioni politiche avrebbe potuto rappresentare meglio gli interessi di una borghesia allattata con le risorse di un stato petrolifero, in stretta e sottomessa alleanza coi grandi consorzi petrolieri statunitensi ed inglesi.

Chavez materializzò quello che fino ad allora, era solo una semplice lettera morta nella nostra Costituzione, e creò leggi corrispondenti sulla gestione delle enormi risorse di idrocarburi che alloggia Venezuela e sulla distribuzione dei redditi generati dal suo sfruttamento. In generale, i diversi settori, come parte dei proprietari di una risorsa naturale, erano d’accordo nell’ottenere una giusta partecipazione. La questione radicava in chi sarebbe stato il più favorito nella distribuzione delle risorse economiche.

Hugo Chavez stabilì un sistema nazionalista in quanto al controllo dell’industria. E, contemporaneamente, uno schema di distribuzione che favoriva –e continua a favorire con Maduro–gli ampi settori popolari che hanno visto migliorare il loro accesso all’alimentazione, alla salute, all’educazione ed alla casa, oltre a molti altri benefici. Inoltre, si è aperto un nuovo processo nelle decisioni politiche, con lo sviluppo progressivo di nuove istituzioni statali come i Consigli Comunali ed i Comuni, dove i cittadini di tutti i settori sociali hanno un’ampia partecipazione.

La convocazione di un’Assemblea Nazionale Costituente cerca di mettere d’accordo le strutture statali affinché esprimano le nuove realtà economiche, politiche, sociali e culturali di un popolo che guarda in avanti.

Tutto ciò ha disturbato molto il Sig. Trump che, completamente sfasato nel tempo della storia, pensa, parla ed agisce, come se vivesse nei giorni quando imperava impunemente la politica del gran bastone.

Nel frattempo, il popolo venezuelano, accompagnato dalla solidarietà dei nostri paesi fratelli, cammina inesorabile verso le elezioni della sua Costituente domenica prossima. I tentativi di ostacolare queste elezioni da parte di frazioni di un’opposizione accecata e feroce, che non si ferma davanti al crimine odioso di dare fuoco agli esseri umani, esprimono solo la sua assurda impotenza, manifestata nell’esigere l’astensione elettorale, che molti dei suoi stessi sostenitori non rispetteranno.

Le elezioni di domenica prossima sono una viva espressione del conflitto tra violenza criminale o pace per lavorare, educare, costruire e fortificare le forme di democrazia che vuole e sviluppa il nostro popolo. La pace trionferà, a dispetto della violenza controrivoluzionaria.

Alì Rodriguez Araque, ambasciatore venezuelano a Cuba

traduzione di Ida Garberi

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