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La verità in Siria è pericolosa, per questo pretendono distruggerla

caschibianchiSenza prove sostanziali, perché manipolare è presentare il falso come il vero, il negativo come il positivo e lo degradante come vantaggioso, le potenze occidentali ritornano oggi ad accusare Siria di attacchi chimici.  

Un’altra volta si menzionano più di 50 morti e decine di feriti per un presunto attacco con gas nella popolazione di Khan Sheikou, al sud della provincia siriana di Idleb, luogo di insediamento della Giunta per la Liberazione del Levante, un’associazione di gruppi terroristi diretti dall’ex Fronte al Nusra.

Prima di qualsiasi possibile evidenza dei fatti, il canale Orient TV dal Qatar, altri dall’Europa Occidentale e perfino con dichiarazioni del regime sionista a Tel Aviv, si considerò reale l’attacco con sostanze chimiche non definite e che per mancanza assoluta di prove non si sa se è gas sarin od un altro elemento tossico.

Tutta questa gozzovigliare mediatico, appoggiato da tre membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: Stati Uniti, Regno Unito e Francia serve come un pericoloso precedente col quale possono perfino pronunciarsi accuse pubbliche, prima che la verità che circonda la tragedia possa schiarire i fatti.

Le reti, attraverso server controllati da Occidente e diverse pagine web, diedero spazio immediato alle notizie sull’evento emesso da portavoci dei chiamati “caschi bianchi”, strettamente vincolati all’ex Fronte al Nusra, fatto comprovato dalle loro azioni ad Aleppo.

Nelle immagini pubblicate su questi luoghi e principalmente in quella che si menziona il gas sarin, i membri dei caschi bianchi trattano “spensieratamente” le vittime senza protezioni ed in mezzo ad uno scenario in cui si apprezzano l’entrata di tunnel e rifugi.

Sembrerebbe che si dimenticarono “dare sostanza” all’informazione, e “scordarono” che in questione di secondi in un attacco con sarin, il gas comincia a colpire i muscoli ed il sistema nervoso, induce vomito e si svuotano la vescica e gli intestini, ed in un’area concentrata può ammazzare migliaia di persone.

Secondo molti analisti siriani e mezzi di stampa, risulta altamente strano che un medico in un ospedale saturo di vittime di gas sarin abbia tempo per dedicarsi al Twitter e realizzare chiamate in video e “diffondere” informazioni raccolte velocemente nelle reti e dall’Osservatorio Siriano dei diritti umani, con sede a Coventry, nel Regno Unito.

Secondo le argomentazioni e nonostante tutto la macchina disinformante, gli antecedenti di attacchi chimici perpetrati dai terroristi in Siria fanno pensare che nel fatto non si impiegò sarin, bensì gas cloro.

vittimesirianeD’altra parte, gli esperti segnalano che si fotografarono camioncini con persone attorno ai morti e nessuno può spiegare come ciò sia possibile se il presunto gas sarin utilizzato colpisce tutto quello che si trova attorno all’attacco fino ad un’ora dopo essere stato lanciato.

Secondo fonti militari e della sicurezza siriana, una buona parte delle vittime furono persone rapite e dopo assassinate dai terroristi meno di una settimana fa in varie località della provincia di Hama, attaccata continuamente dal nord, attigua con la provincia di Idleb.

Le ultime notizie segnalano che il corrispondente di Al-Masdar News, Yusha Yuseha, ha ricevuto informazioni dell’esercito siriano, che affermano che la forza aerea attaccò una fabbrica di missili a Khan Sheikoun, usando un aeroplano di combattimento Su-22.

Questo modello può trasportare solo un tipo di bomba che non può essere riempita con nessuna sostanza chimica.

Tutto sembra indicare che nella regione, in cui morirono persone innocenti, tra loro bambini e donne, i terroristi immagazzinavano prodotti chimici altamente tossici ed ora tentano di dimostrare il contrario.

Mentire non è solo tradire la verità. Non è solo dire una cosa per un’altra. Mentire è anche non dire la verità completa e questa è la forma di agire dei nemici della Siria, attraverso i suoi estremisti complici, e purtroppo questa nazione del Levante vivrà ancora per molto tempo incubi e spaventi.

Pedro Garcia Hernandez, corrispondente di Prensa Latina in Siria

traduzione di Ida Garberi

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