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Articoli su America Latina
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Cuba si prepara per una mobilitazione in appoggio alla Democrazia e contro il Neoliberalismo
L’attività nell’isola che si svilupperà nella Plaza Ignacio Agramonte, dell’Università de L’Avana, avrà come punto centrale la difesa della sovranità nazionale davanti agli interessi interventisti dell’imperialismo, assicurò Mario Molina, funzionario dell’Organizzazione di Solidarietà dei Popoli dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina (Ospaaal).
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Lottare, vincere, cadere, rialzarsi. Fino all’ultimo giorno
Vorrei riflettere su quello che sta succedendo nel continente. Non viviamo un buon momento. Non è nemmeno un momento terribile. Però assistiamo sicuramente a una fase di svolta storica. C’è chi ne parla come di un regresso, e di un’avanzata invece delle forze restauratrici. È vero che in questo ultimo anno, dopo dieci anni di lavoro intenso, di diffusione sul territorio dei governi progressisti e rivoluzionari, questo cammino si è fermato, in alcuni casi ha fatto passi indietro e in altri è in forse la sua stessa continuità.
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La guerra di IV generazione e il ruolo dei media: le contromisure delle forze e dei movimenti popolari
Quando si parla di guerra di IV generazione e del ruolo che i mezzi di comunicazione rivestono in questo senso, è necessario, innanzitutto, analizzare siffatta questione sotto l’aspetto delle relazioni interamericane e, pertanto, della crisi strutturale del capitalismo. E’ importante, altresì, fare una breve analisi della storia delle relazioni tra gli Stati Uniti del Nord America e l’America Latina. Così come afferma Atilio Boron, le politiche d’ingerenza statunitensi in America Latina e nei Caraibi, hanno inizio nel 1823, quando Washington rende pubblica la Dottrina Monroe, intesa come politica per l’emisfero occidentale. Tale dottrina avviene un anno prima della famosa Battaglia di Ayacucho (1824), vale a dire prima ancora che i popoli latinoamericani si liberassero dalla corona spagnola.
L’America Latina non vive un’epoca di cambiamenti, bensì un cambiamento di epoca
La famosa frase del titolo, enunciato del presidente ecuadoriano Rafael Correa, oggigiorno, non è oramai qualcosa di profetico, bensì una realtà invariabile. Stava pensando proprio questo mentre osservava John Kerry parlando nel cortile della nuova ambasciata statunitense a L’Avana. Lui stesso ha dovuto ammettere: “Prima di terminare voglio, sinceramente, ringraziare i leader delle Americhe, che hanno spronato gli Stati Uniti e Cuba per molto tempo affinché allacciassero di nuovo i loro lacci diplomatici normali”.
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Appello alla solidarietà internazionalista
La gioventù ribelle di tutto il mondo, i popoli lavoratori, non possono rimanere con le braccia incrociate dinanzi alle politiche di ingerenza, verso la creazione di un secondo piano Condor in tutto l’emisfero occidentale, da parte della “Roma americana”, come la definiva José Martí, e di quelle oligarchie nazionali latinoamericane, gli epigoni di quella classe dominante santanderista che allora tradì i sogni di emancipazione sociale di Simón Bolívar e Manuelita Saenz.
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Dall’Alleanza del Pacifico all’Accordo del Transpacifico: quali sono le prospettive per l’America Latina e i Caraibi?
Prima di cominciare ad analizzare la politica estera degli Stati Uniti del Nord America attraverso l’Alleanza del Pacifico e l’Accordo Transpacifico (TPP), è necessario analizzare la ratio con la quale gli USA, si sono inseriti all’interno della cosiddetta globalizzazione finanziaria con la pretesa di dirigerla. Sia Fukuyama con i suoi discorsi altisonanti di “esportazione della democrazia”, sia Huntington con la definizione fuorviante di “scontro tra civiltà”, non solo si sono fatti portavoce di concetti astratti o poco idonei per comprendere il mondo nel suo divenire, ma rappresentano anche un ostacolo al dialogo pacifico per la pace e l’amicizia tra i popoli.
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Vertice CELAC in Costa Rica: hanno dominato l’unità e la maturità politica
Il III Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC), appena conclusa in Costa Rica, è stato un grande successo, perché hanno predominato l’unità, il consenso, ed un dialogo politico rispettoso tra i 33 dignitari dei paesi che conformano questo già riconosciuto e prestigioso blocco della Patria Grande.