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Paragonando il discorso di Obama a L’Avana con quello di Reagan a Mosca

Barack ObamaPrima di ascoltare il discorso di Barack Obama a L’Avana, cercai “Moscow State University from May 1988” (Università Statale di Mosca, maggio del 1988), di Ronald Reagan. Si può fare un paragone istruttivo: discorsi molto simili, con molti differenze politiche. 

Alcune delle similitudini riflettono l’arte degli scrittori dei discorsi. Visitando L’Avana, si invoca Josè Martì; se si visita Mosca, si parla di Tolstoi e Dostoievski. Gli esploratori russi ed americani si incrociarono nell’Artico? Sì, e Jackie Robinson giocò baseball a Cuba. Se il presidente degli USA parla delle virtù del suo sistema politico, elogia sempre la profondità spirituale e la resistenza dei suoi anfitrioni. (La frase di elogio del presidente Reagan era diretta a “la vera grandezza del cuore e dell’anima della terra russa”). E lui non smise di far notare la quantità di gente che abbandonò il vecchio paese (Russia) ed aveva contribuito alla prosperità degli Stati Uniti, mentre il Presidente Obama parlò sulla quantità di cubani-americani che abbandonarono Cuba, e quello che desiderano adesso è lavorare molto per il suo rinascimento. Entrambi hanno messo in prospettiva la relazione col paese d’origine, in una giocata politicamente astuta.

Il messaggio centrale di entrambi i discorsi è stato, ovviamente, lo stesso: fidarsi della gente, liberare la sua energia e fare meraviglie, non solo nell’economico, ma anche nel politico e nella morale. Entrambi i presidenti utilizzarono le loro biografie con buone risultati -il Sig. Reagan per puntellare i diritti dei lavoratori (“mi unii allo sciopero, e sono orgoglioso dicendo che vincemmo”); il Sig. Obama per fare alcuni suggerimenti puntuali sulle relazioni razziali a Cuba. Reagan utilizzò la sua descrizione degli sviluppi in tutto il mondo per attaccare i miti fondatori del comunismo sovietico. Anche Reagan chiese di fare piazza pulita della storia e si mise a fuoco sul futuro: “Non sono venuto qui per parlare delle realtà di oggi, bensì delle possibilità del domani.”

Mi domandavo, perché Obama non utilizzò una versione di questa frase del discorso del suo predecessore: “In America Latina nella decade degli  anni 70, solo un terzo della popolazione viveva sotto un governo democratico; oggigiorno più del 90% lo fa?”

Nonostante le loro similitudini, la gran differenza tra quello che Ronald Reagan disse a Mosca e quello che Obama disse a L’Avana è stata la forma in cui parlarono. Reagan pensò che poteva usare l’umorismo per accaparrare gente. Esiste un modo migliore di affrontare le contraddizioni del sistema sovietico che con un scherzo sui burocrati seduti sui loro fondoschiena? La messa a fuoco “leggera” provocò che si sbagliasse leggendo il suo discorso. (Uno si domanda quello che il presidente Reagan stava pensando quando riassunse la Perestroika di Mijaíl Gorbachov con la famosa frase del ladro di banche Butch Cassidy saltando da una cascata: “You crazy fool, the fall will probably kill you” (“Stupido pazzo, probabilmente la caduta t’ammazzerà”). Ad ogni modo, l’umorismo permise al Sig. Reagan di esprimere il suo disprezzo senza dimostrare rabbia. Obama si riferì alle “differenze” con la direzione cubana, come se non ci fossero due lati nell’argomento. Reagan, non so se ingenuamente o per saggezza, si è creduto che l’auditorium avesse capito la battuta di Cassidy come uno scherzo.

Di Stephen Sestanovich, professore dell’Università della Columbia e membro principale del Consiglio di Relazioni Estere, è l’autore di “Maximalist: America in the World From Truman to Obama”. il Suo Twitter: @ssestanovich.

(Preso da The Wall Street Journal)

traduzione di Ida Garberi

Foto: Pablo Martinez Monsivais/ AP

 

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