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Renè Gonzalez: un attacco contro Venezuela è un attacco contro America Latina

Migliaia di cubani hanno espresso ieri il loro appoggio alla Rivoluzione Venezuelana di fronte alla decisione del presidente Barack Obama di considerare il Venezuela una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti.

Congregati nella scalinata dell’Università de L’Avana per un Concerto di Solidarietà col Venezuela, le migliaia di presenti hanno gridato slogan di appoggio al processo rivoluzionario bolivariano, per lo scomparso presidente Hugo Chavez e per la fratellanza tra i popoli cubano e venezuelano.

Cuba intera si solleva in una sola voce per dire che il Venezuela non è solo e che la sua causa libertaria è anche quella di Bolivar (Simon, il libertador dell’America), Martì (Josè, Eroe Nazionale cubano), Chavez e Fidel (Castro, leader storico della Rivoluzione cubana), ha affermato l’annunciatrice al principio dell’attività.

Il presidente della Federazione Studentesca Universitaria, Yosvani Montano, ha assicurato che Cuba si alza col Venezuela e lo fa per tutti i tempi. Con la Patria, la libertà ed il socialismo come simboli, i giovani cubani appoggiano il Venezuela.

Da questo luogo ribelle, col saluto della Patria al corpo diplomatico del fratello Venezuela accreditato a L’Avana ed alle centinaia di studenti figli della Rivoluzione bolivariana che c’accompagnano questa notte, firmiamo l’appoggio incondizionato a questa causa, fondamento della redenzione, ha osservato.

Da parte sua, Renè Gonzalez, uno dei Cinque Eroi cubani che sono stati prigionieri politici negli Stati Uniti, ha affermato che “vengo a parlare a nome di cinque uomini che siamo diventati liberi il passato 17 dicembre”.

Tre (Gerardo Hernandez, Ramon Labañino ed Antonio Guerrero) che quella mattina sono ritornati da un’ingiusta prigione negli Stati Uniti e due che (Fernando Gonzalez e lui stesso), nonostante stessero a Cuba da molti mesi, ci sentivamo ancora incarcerati, ha indicato.

Ha osservato che quel giorno il mondo intero albeggiò essendo più giusto. La dirigenza dell’impero più poderoso e perverso della storia aveva riconosciuto per la prima volta che i ricatti, le aggressioni, i blocchi non potevano piegare un paese piccolo, ma coraggioso dell’America Latina.

Tutti siamo stati più felici, tutti abbiamo celebrato, tutti siamo stati molto contenti, ma anche tutti avevamo sempre in mente un’avvertenza che ci ha fatto il Che (Ernesto Guevara, guerrigliero argentino-cubano): nell’imperialismo non si può avere fiducia neanche un poco, ha riferito Renè.

Questo 9 marzo disgraziatamente quell’avvertenza si è fatta realtà. Il 9 marzo quella stessa dirigenza dell’impero ha deciso che il Venezuela era una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti, ha detto ed ha affermato che il crimine che si commette contro il Venezuela è un crimine che si commette contro l’America Latina.

Renè si è chiesto chi ha consigliato il presidente Obama di fare tale assurdità? A che settore degli Stati Uniti deve compiacere il presidente Obama? Quelli che lo disprezzano per la sua razza, per la sua storia. Perché il presidente Obama decide all’improvviso che il Venezuela è una minaccia per gli Stati Uniti?

Ha affermato che come cubani e tenendo in conto l’avvertenza del Che, ci domandiamo non sarà che qualcuno ha detto ad Obama che poteva entrare a Cuba per la porta principale, mentre la sconfitta della Rivoluzione bolivariana si trasformava nella porta posteriore con la quale potrebbe conquistarci?

Dopo osservare che l’aggressione degli Stati Uniti contro il Venezuela ha provocato già il ripudio di tutto il continente e lo continua a risvegliare, Renè ha sottolineato che noi al Venezuela dichiariamo il messaggio che c’insegnò Martì: ci dica il Venezuela in che cosa possiamo servirlo e qui a Cuba avrà milioni di figli.

Nessuno, mai, mai, potrà anteporre una fessura tra l’amicizia di Cuba con Venezuela, ha concluso.

da Prensa Latina

traduzione di Ida Garberi

foto: National Committee to Free the Cuban Five

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