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Correa denuncia la complicità delle multinazionali con le corti di arbitraggio

Il presidente ecuadoriano, Rafael Correa, ha denunciato oggi presso il XII Vertice dell’Alleanza Bolivariana dei Popoli della Nostra America (ALBA) la complicità tra le ditte multinazionali e le corti internazionali di arbitraggio.

Uno dei pericoli che affrontano i processi di cambiamento, ha detto Correa, è l’impero del capitale che ha più diritto degli esseri umani e può portare direttamente a qualunque Stato ad un centro di arbitraggio internazionale, oltretutto corrotto e disonesto.

Questi centri stanno distruggendo la sicurezza giuridica degli Stati, ha enfatizzato Correa, riferendosi alle manovre della Chevron-Texaco contro l’Ecuador, che vuole utilizzare illegalmente il Trattato di Protezione Reciproca degli Investimenti (TPI).

“Questo trattato”, ha spiegato, “vogliono applicarlo in un giudizio tra privati, tra la comunità amazzonica contro Chevron-Texaco per danni ambientali e per danni alla salute, e nonostante la ditta abbia lasciato l’Ecuador nel 1992, vogliono applicare il TPI con gli Stati Uniti, che è entrato in vigore cinque anni dopo”.

Un tribunale internazionale ha ordinato di sospendere la sentenza di una corte ecuadoriana che obbligava Chevron-Texaco a pagare 18 mila milioni di dollari di indennità agli amazzonici, ed ora, ha rivelato, con una doppia morale ed un’ipocrisia senza limiti, pretendono che questa somma la paghi il governo.

Chevron ha investito 400 milioni di dollari per cercare di cambiare questa sentenza ed ha utilizzato per questo circa 900 avvocati, la terza impresa più grande degli Stati Uniti vuole creare un precedente che le grandi ditte non possono essere giudicate, ha allertato Correa.

Se siamo soli, il capitale multinazionale può farci fallire, bisogna capire la gravità di questa situazione. Quello che non hanno ottenuto alle urne gli oppositori né la burocrazia internazionale, possono ottenerlo questi centri di arbitraggio venduti agli interessi del capitale, ha affermato.

Correa ha riflettuto che questo “è un pericolo esterno che deve essere priorità negli obiettivi della nostra politica estera”.

“Se siamo disuniti, sarà il capitale multinazionale quello che imporrà le condizioni, uniti saremo noi che imponiamo queste condizioni”, ha sentenziato.

“Cadremmo in un grande errore se ci credessimo sufficientemente forti per cambiare l’ordine mondiale, ma quello che sì dobbiamo fare è difendere i nostri popoli da questi poteri”, ha affermato.

“Per ciò”, ha concluso Correa, “la Patria Grande non è oramai solo un ideale dei nostri liberatori bensì uno scudo contro il neocolonialismo”.

 

da Prensa Latina

traduzione di Ida Garberi

1 Commento

Commento all'articolo
  1. giuseppe / bravo

    bravo Correa,uniti si vince anche contro questo capitalismo selvaggio

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