Avrà inizio tra ormai poche ore – nei giorni 26 e 27 di gennaio – in Cile, segnatamente presso la capitale Santiago, il primo vertice CELAC (Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi) – UE (Unione Europea).
«Cumbre» dove si riuniranno sessanta, tra capi di stato e rappresentati di governo di entrambe le regioni. Inedito confronto tra due entità politiche sovranazionali molto diverse tra loro, che cade in un momento storico particolare. Infatti, rispetto a qualche anno fa l’Europa parimenti al complesso delle economie afferenti il cosiddetto mondo «occidentale» viene a trovarsi nel pieno della peggiore crisi economica del dopoguerra, mentre l’America Latina uscita dalla lunga e buia notte neoliberale, allorquando le «politiche imperialiste hanno distrutto nazioni e massacrato civili» come ha rimarcato il presidente cubano Raul Castro, adesso vive un vero e proprio rinascimento dato dal completo recupero di sovranità, dall’inedito processo di partecipazione popolare, oltre che dal radicale capovolgimento delle politiche economiche e sociali.
Riforme capaci di provocare rotture rivoluzionarie, poste in essere dai governi socialisti, progressisti e integrazionisti – con alla testa il Venezuela Bolivariano guidato dal Comandante Hugo Chavez – i quali governano i paesi più importanti della regione. Che non a caso s’ispirano a quel bastione dell’antimperialismo, della resistenza e del socialismo che è Cuba. La piccola, ma pugnace Isla che dal lontano 1959 resiste alle pesanti ingerenze nordamericane mostrando agli oppressi del globo intero che un’altro mondo è possibile valicando i limiti dell’esistente, oltre la gabbia capitalista.
I capi di stato e rappresentati dei governi europei hanno l’opportunità, che possiamo affermare senza tema di smentita
non sfrutteranno, di constatare – se ancora ve ne fosse bisogno – l’esistenza d’una concreta ed efficace alternativa alle ottuse politiche di austerità recessiva, perseguite nel Vecchio Continente con furore ideologico e pervicacia tali da travalicare ogni umana razionalità.
Concetto ben espresso dallo scrittore e accademico francese, Salim Lamrani, in un’intervista rilasciata all’agenzia Prensa Latina: «L’Unione Europea ha molto da imparare dalla nuova America Latina rappresentata da Venezuela, Argentina, Brasile, Bolivia ed Ecuador in termini di lotta allo strapotere del mondo finanziario e di recupero della sovranità».
Lamrani nel prosieguo dell’intervista ha poi ricordato come «questi paesi siano riusciti a ridurre il peso del debito e alleviare l’oppressione degli organismi multilaterali del credito – Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale su tutti – senza applicare provvedimenti d’aggiusto estremi, al contrario di quanto attualmente avviene nell’Eurozona». Quest’ultima affermazione dell’intellettuale transalpino chiama in causa direttamente le ragioni fondanti le entità politiche che si andranno a confrontare in questo vertice cileno. Invero, da un lato abbiamo le nazioni del Celac, dove si lavora affinché ci sia l’essere umano con i suoi bisogni al centro del progetto sociale. A fronte dell’Ue, aggregazione imperialista basata sugli interessi dei grandi gruppi finanziari, sul profitto da ottenere anche a scapito del benessere di milioni di persone. Come ben sanno i proletari spagnoli, greci, portoghesi e italiani.
di Fabrizio Verde, in esclusiva per Cubadebate