Notizie »

Libertà d’espressione a Miami: allenatore di baseball sanzionato per elogiare Fidel

Osvaldo Guillen

Osvaldo Guillen

La città di Miami c’insegna, un’altra volta, in che consiste la libertà d’espressione. Il venezuelano Osvaldo Guillen, allenatore della squadra di baseball Los Marlins di Miami, dichiarava alla rivista Time, che ama Fidel Castro, e che lo rispetta.

Il macchinario politico-mediatico non si faceva aspettare. Televisioni, radio e giornali di questa città si scagliavano contro l’allenatore. Riceveva numerosi insulti e minacce. Il sindaco della contea di Miami-Dade, Carlos Gimenez, chiedeva la sua destituzione, e si organizzavano concentrazioni di ripudio da parte dell’estrema destra d’origine cubana.

Alla fine, la squadra decideva di sanzionarlo con cinque partite per le sue dichiarazioni, emetteva un comunicato di condanna delle sue parole ed obbligava l’allenatore a convocare una conferenza stampa.

Davanti ai giornalisti, Osvaldo Guillen rinnegava, una per una, le sue parole. E davanti alla pressione aggiunta dell’estrema destra d’origine venezuelana installata nella città, dichiarava anche contro il presidente Hugo Chavez. Tutto ciò, malgrado, nell’anno 2005, dopo aver vinto le Serie Mondiali, l’allenatore venezuelano arrivò a gridare pubblicamente “Viva Chavez!.”

Possiamo immaginarci che sarebbe successo con la sua carriera professionale, con le sue importanti entrate, perfino con la sua integrità fisica, se non si fosse ritrattato.

Guillen segnalò, inoltre, che era l’ultimo giorno della sua vita che parlava di politica. Così funziona la libertà d’espressione e la libertà di stampa in questa città governata dai discendenti diretti di chi, 50 anni fa, sostenevano una brutale dittatura a Cuba. Sono esempi che ci danno i segnali per immaginare, con maggiore precisione, il tipo di “democrazia” che, dagli USA, si propone per Cuba.

preso da www.cubainformacion.tv

traduzione di Ida Garberi

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati. *

*