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La BBC sul più recente tentativo di ammazzare Fidel in Twitter

Fidel Castro nel gennaio del 1959. Foto: Archivo de Asuntos Históricos del Consejo de Estado

Fidel Castro nel gennaio del 1959. Foto: Archivo de Asuntos Históricos del Consejo de Estado

di Fernando Ravsberg
Cartas de Cuba, blog della BBC

In dicembre il Comandante Fidel Castro entrò nel Libro dei Guinnes dei Primati perché tentarono di assassinarlo in 638 occasioni. Impresa nella quale coordinarono gli sforzi la Casa Bianca, la mafia, la CIA e gli esiliati di Miami.
Non ebbero successo malgrado assumessero i migliori assassini, comprarono alcune persone che lavoravano con Castro, contrabbandarono fucili e bazooka, trasformarono macchine fotografiche in pistole, inventarono veleni ed inquinarono regali.

Tuttavia, quello che non ottennero questi specialisti armati fino ai denti l’hanno fatto i mezzi di Miami. I Records Guinnes dovrebbero iscrivere realmente Castro anche come la persona che più volte è morto… nella stampa.

Là verso gli anni 90, in una cena con un gruppo di corrispondenti stranieri, l’allora Presidente Fidel Castro, ci disse in tono burlone che i giornalisti avevano annunciato tanto la sua morte che il giorno in cui succeda veramente nessuno ci crederà.

Era da poco tempo che in Florida avevano pubblicato una nuova relazione sul suo decesso nonostante poi riapparve nell’inaugurazione del corso scolastico. Accorse tutta la stampa accreditata e c’inzuppammo vedendolo parlare sotto la pioggia.

Le fonti che originano le dicerie sono le sufficientemente vicine a lui come per dar credibilità ed abbastanza diffuse da non potere mai comprovarle, sono “militari di alto rango”, “familiari di dirigenti cubani” o “membri della squadra medica.”
Ma le profezie dell’esilio anticastrista poche volte si realizzano, fatto che non sembra importarle molto, è come se scommettessero sulla creazione, sull’abilità di trasformare i desideri in realtà, utilizzando solo la forza del pensiero.

Noi c’orientiamo con fatti comprovati, non pubblichiamo dicerie di Twitter ma li investighiamo benché tutto quello che ha a che vedere con la vita intima –salute compresa – dei dirigenti cubani sono segreti di Stato gelosamente conservati.

In principio scartammo la possibilità che fosse deceduto all’inizio di dicembre perché è molto improbabile che suo fratello, l’attuale presidente, mantenga i festeggiamenti di fine anno ed in tutte le stazioni radiofoniche si ascolti musica salsa.

E non esiste neanche una ragione per occultare la sua morte per un mese. Il sisma sociale e politico è accaduto già 5 anni fa quando il suo segretario personale sorprese la nazione leggendo un comunicato del Comandante nel quale cedeva tutti i suoi incarichi.

La cosa spiritosa è che in quell’occasione, quando realmente Fidel Castro stette sull’orlo della morte, non ci furono dicerie previe. Sicuramente quell’estate, le fonti che la stampa di Miami ha dentro il governo cubano erano in ferie a Varadero.

Noi giornalisti c’eviteremmo fallimenti se c’incentrassimo nell’informare su quello che succede e lasciassimo le predizioni per gli astrologi maya. Molto più se ci tocca scrivere su un paese tanto imprevedibile come Cuba.

Una rivoluzione verde che risultò essere rossa, quella che gli americani avrebbero abbattuto in alcuni mesi, fino a che videro missili russi spuntare tra le palme. Non ha potuto produrre mai più latte dell’Olanda né evitare che “l’uomo nuovo” emigri, ma sopravvisse al crollo sovietico.

Si tratta di un paese di paradossi nel quale un Papa scomunica il presidente ed altri due Papi lo visitano come se niente fosse accaduto. Dove Fidel non avrebbe mai rinunciato, e Raul sarebbe stato incapace di reggersi nel potere e gli ortodossi non tollererebbero le riforme.

Per capire questa nazione è imprescindibile accettare che qui niente è quello che sembra, il salario non è l’entrata, i poveri non sono denutriti, il professore guadagna meno che un portinaio e la Salute è il settore che più denaro apporta nonostante sia gratuita.

È una società nella quale la gente non ruba ma “risolve”, fatto che non è la stessa cosa benché al profano sembri identico. Di gente molto nazionalista che, tuttavia, accetta la leadership di generali e comandanti stranieri nelle sue guerre.

E se è difficile capire gli avvenimenti della nazione, molto di più è predire la data esatta del decesso di uno dei suoi figli. Per questa ragione la cosa più saggia e professionale sembra essere informare del fatto quando ne avremo una conferma ufficiale.

Sedersi ad aspettare la morte dell’avversario annunciandola una ed un’altra volta come portavoci di un’impresa di pompe funebri, è umanamente poco etico, giornalisticamente di scarsa credibilità e politicamente implica una confessione pubblica del proprio fallimento.

preso da www.cubadebate.cu

traduzione di Ida Garberi

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