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Ci ha lasciato Rosa Aurora, la dolce guerriera della lotta per la liberazione dei Cinque

Rosa Aurora Freijanes

Rosa Aurora Freijanes

Ieri è stata una giornata di grande tristezza, ammetto di avere pianto, di aver sentito tanto dolore quando, aprendo il facebook, ho letto nella pagina di Gerardo Hernandez Nordelo: “È morta Rosa Aurora Freijanes, Rosita, che – come la guerriera che è sempre stata – ha lottato per la sua salute negli ultimi anni. Noi Cinque, le dobbiamo gran parte della nostra libertà e la ricorderemo per sempre. Riposa in pace sorella!”.

L’avevo vista qualche mese fa, davanti al condominio dove viveva e si era preoccupata per la mia salute, come sempre gentile e disinteressata.

Ma le parole più belle sono quelle di Olga Salanueva, sposa di uno dei Cinque, René Gonzalez, che ha sempre condiviso tutto con Rosa, insieme anche alle altre spose dei Cinque prigionieri politici che modestamente condivido, dal mio cuore ferito:

“Requiem per la nostra Rosy:

Solo ora, dopo più di mezza giornata da aver affrontato la notizia e dopo un giorno intenso, riesco a scrivere qualche parola per rendere omaggio a mia sorella Rosa Aurora.

Voglio ricordare come l’ho conosciuta. Carica di lettere, caricature e messaggi d’amore da ciascuno dei Cinque, ero arrivata a Cuba direttamente dalla mia cella di Fort Lauderdale. A causa di certe coincidenze nella vita, avevo conosciuto Adriana molto prima. Mentre, Elisabeth e Rosa Aurora erano solo un’idea, sussurrata nelle visite che avevo avuto modo di condividere con René prima di essere arrestata. Mi sentivo come uno qualsiasi dei tre magi, desiderosa di consegnare il mio prezioso pacco al resto della famiglia e di godermi le loro reazioni dopo due lunghi anni di silenzio, in cui il legame ancora più forte con i loro mariti prigionieri dall’altra parte del mare era l’assoluta fiducia che Fidel non li avrebbe mai lasciati soli.

Mi sono preparata con cura per riceverle a casa mia. Ho raccolto tutto quello che potevo per offrire loro un pasto modesto che includeva le tre portate principali, dolce e bevande. Le ho servite come meglio potevo e con tutto il mio affetto, viziandole il più possibile, date le circostanze. Poi abbiamo parlato finché non è diventato buio.

Rosy era una giovane donna snella, molto simpatica e con splendidi occhi azzurri, spiritosa e con un umorismo britannico finissimo ed ironico, attraverso il quale filtravano gli insegnamenti che aveva coltivato con la lettura; ma era comunque una cubana molto spiritosa. È stato l’inizio di tanti anni che ci hanno avvicinato tra tribune, albe, riunioni, colloqui ed attività di ogni genere, in cui come mogli eravamo tutte riunite per la stessa causa, ed alleate dallo stesso dolore, ci siamo compenetrate fino a diventare sorelle.

Un bel giorno, un po’ più rilassata e ricordando quando ci siamo conosciute, mi ha rimproverato, scherzosamente:

- E pensare che quel giorno stavo aspettando che mi offrissi un po di caffè, scortese che non sei altro.

- Ay Rosy – risposi – Perché non me l’hai chiesto? Ero così di corsa e siccome non bevevo caffè non me ne sono nemmeno resa conto. D’ora in poi sempre ti farò il caffè.

Da quel giorno, ogni volta che veniva a casa mia, la prima cosa era il caffè, però continuava a ricordarmi che, in quella prima occasione, non glielo avevo fatto.

Rosy era così: sempre giocosa, sempre gentile, semplice, ironica e, soprattutto, di buon cuore. Quel cuore, oltre ad essere buono, forte, è stato quello che gli ha permesso di combattere tante battaglie e affrontare i colpi che la vita le ha dato, del tutto immeritati.

Ma lei era ancora lì, senza incolpare nessuno, senza nutrire nessun risentimento, e dava sempre incoraggiamento anche nelle occasioni in cui era lei che ne aveva più bisogno.

Era capace di tanta felicità interiore che con la sua era già abbastanza. Così è sempre stata la sorella del resto delle mogli, la zia di tutti i nostri figli e un’audace difensora della causa dei Cinque.

Ci mancherai tantissimo. Avremo tanto bisogno di te e ti ricorderemo con gioia. Con quell’ottimismo con cui hai saputo superare ogni tuo inciampo per prendere fiato e continuare ad essere quella persona felice e buona, ignara del risentimento, sprezzante del superfluo, attaccata all’essenza delle cose e leale come nessun altra.

Da oggi, quando avrò bisogno di parlarti, farò un po’ di caffè e brinderò per te; e perché esistano molte Rosa come te; perché questo mondo avrà bisogno di loro finché ci saranno ostacoli da superare, ingiustizie da superare e torti da perdonare.

Addio, sorella. Grazie per il privilegio di conoscerti.

La tua sorella di sempre, Olguita”.

di Ida Garberi

foto: Bill Hackwell

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