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L’attivazione del titolo III della legge Helms Burton contro cuba un anno dopo

ilustracion-ley-helms-burton1Esattamente un anno fa, il 2 maggio 2019,  l’amministrazione statunitense di Donald Trump attivava  il titolo III della legge Kelms Burton con cui gli statunitensi possono reclamare davanti ad un tribunale le loro proprietà nazionalizzate dal governo cubano dopo il trionfo della rivoluzione nel 1959.

Il titolo III della suddetta legge, approvata nel 1996, fino ad allora non era mai stato attivato, infatti tutti i precedenti presidenti statunitensi si erano avvalsi della facoltà di sospensione. Donald Trump nella sua logica perversa di attacco a Cuba aveva deciso invece di non avvalersi di questa facoltà.

Ad un anno dalla sua applicazione tracciamo un bilancio. Come spesso scritto l’applicazione di tale legge pone vari problemi alle corti in cui vengono presentate le cause per la rivendicazione delle proprietà nazionalizzate dallo stato cubano. Alla data attuale sono  solo 22 le cause ancora pendenti nelle corti statunitensi, molte sono state rigettate perché la legge è inapplicabile.

Nel mese di settembre 2019 arriva la prima sentenza che archivia le richieste della famiglia Sanchez promossa contro il gruppo alberghiero Meliá da parte del Tribunale di Palma di Maiorca in Spagna. I querelanti pretendevano basare il loro reclamo nel supposto sfruttamento illegittimo di alcuni hotel a Cuba, costruiti su terreni nazionalizzati dalla Legge 890 del 1960, dettata dalla Rivoluzione Cubana, e gestiti dal gruppo Meliá dal finale degli anni 80 al principio degli anni 90. La sentenza risulta essere importante perché afferma che un tribunale spagnolo non è competente per giudicare, tra le altre cose, se la nazionalizzazione fatta dallo stato cubano nell’anno 1960 è stata o meno lecita. Crolla così il principio di extraterritorialità della legge.
Il 2 gennaio 2020 la magistrata Cecilia N. Altonaga dello stato della Florida ha sospeso il giudizio che si doveva celebrare il 10 gennaio nel quale doveva essere analizzato il reclamo fatto dalla  famiglia Mata contro il gruppo Melia per l’uso di l’hotel Melia San Carlo ubicato a Cienfuegos da loro amministrato. . Il gruppo Melia ha presentato la richiesta di sospensione del giudizio approvato dalla giudice che ha considerato il tutto come una contraddizione del diritto internazionale, infatti il titolo III concede autorità per reclamare a cubano-americani che erano cittadini cubani nel momento in cui le proprietà sono state nazionalizzate. Questa sentenza allontana anche i giudizi presentati contro Trivago ed i gruppi alberghieri cubani Gran Caribe, Cubanacam e Gaviota.

Ad un anno dall’entrata in vigore del titolo III della legge Helms Burton il bilancio per l’amministrazione Trump è del tutto fallimentare. Si era sperato di strangolare l’economia cubana con una montagna di ricorsi per i risarcimenti delle proprietà nazionalizzate ma alla resa dei conti, come da molti sostenuto, la legge si basa più su fantasie che concetti giuridici reali.

Di seguito un articolo scritto il 13 maggio 2019 in cui si spiega nel dettaglio la legge Helms Burton.

La legge Helms Burton.

In questi ultimi mesi si è spesso parlato della Legge Helms Burton che l’amministrazione del Presidente Trump sta attuando in pieno per aumentare le pressioni sul governo cubano.
Il 12 marzo 1996 il Presidente americano Bill Clinton firmò la “Legge per la solidarietà democratica e la libertà cubana”, meglio conosciuta con i nomi dei due promotori, il Senatore Jesse Helms e il Congressista Dan Burton. La genesi di questa legge va ricercata nel clima ostile che in quegli anni si era creato intorno a Cuba.  Nelle elezioni di medio termine del 1994 il Partito Democratico aveva perso entrambe le Camere che passarono in mano ai Repubblicani, nel 1995 le pressioni dei rappresentanti repubblicani della Florida, da sempre vicini agli esuli cubani di Miami, hanno fatto sì che fosse presentata una nuova legge al Congresso con lo scopo di aumentare le pressioni sulla popolazione cubana per spingerla a rivoltarsi contro il governo. La legge aveva l’obiettivo di asfissiare l’economia cubana, come del resto, tutti i provvedimenti precedenti presi dal governo americano.  Inizialmente l’Amministrazione Clinton tentò di opporsi a questa legge, ma l’abbattimento di due piccoli aerei da parte dell’aviazione cubana gli fece cambiare idea. Il 24 febbraio 1996 due aerei provenienti da Miami invasero per l’ennesima volta lo spazio aereo cubano. Nonostante gli avvertimenti del governo cubano e le rassicurazioni del governo statunitense che tali voli sarebbero terminati, le azioni continuarono. I due aerei si dedicavano a raccogliere emigrati clandestini da portare negli Stati Uniti ed a lanciare materiale propagandistico. I due aerei furono abbattuti ed i quattro piloti persero la vita.
La legge Helms Burton si divide in quattro titoli. Nel primo si istituzionalizza il blocco economico, commerciale e finanziario, si definisce come lo strumento necessario di pressione verso il governo cubano al fine di indurlo ad una transizione democratica, si limitano per questo le prerogative del Presidente di limitarne gli effetti rendendolo legge dello Stato e si passa al Congresso ogni possibilità di modifica, si esortano le altre nazioni a attuare provvedimenti contro Cuba simili a quelli statunitensi. Nel secondo la legge definisce il piano con il quale gli Stati Uniti porteranno a compimento il cambio di governo a Cuba. Dopo il crollo dell’attuale governo verrà insediato un governo di transizione con a capo un Governatore nominato dagli Stati Uniti con il compito, tra l’altro, di indennizzare tutti i vecchi proprietari a cui siano state confiscate proprietà. Autorizza gli Stati Uniti ha decidere quando un eventuale cambio di governo sull’isola sarà considerato soddisfacente e potrà essere reputato democratico. Nel terzo titolo, quello che adesso il Presidente Trump vuole attivare, si da facoltà a tutti i cittadini statunitensi, anche quelli divenuti cittadini dopo l’abbandono dell’isola, di richiedere presso i tribunali statunitensi il controvalore delle proprietà nazionalizzate dal governo cubano dopo il trionfo della rivoluzione. Tale richiesta può essere fatta anche a eventuali proprietari stranieri che al momento stiano occupando le proprietà svolgendo attività con aziende cubane. Nell’ultimo titolo, il quarto, si impedisce l’ingresso negli Stati Uniti a tutti coloro che stanno occupando tali proprietà ed ai loro famigliari. La legge infine definisce Cuba una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti.
Risulta evidente che questa legge aumenta l’extraterritorialità e cerca di internazionalizzare il blocco dando la facoltà ai vecchi proprietari cubani fuggiti dall’isola di intraprendere cause giudiziarie contro lo stato cubano, le imprese cubane e gli eventuali soci esteri che hanno investito in Cuba. E’ importante notare che gli Stati Uniti hanno sempre rifiutato ogni tipo di risarcimento da parte dello Stato cubano per la nazionalizzazione delle proprietà degli esuli fuggiti, perché forse pensavano di essere in grado di risolvere il problema cubano in breve tempo.  Tutti gli altri stati esteri hanno accettato il risarcimento proposto da  Cuba per la nazionalizzazione delle proprietà dei loro cittadini. Gli Stati Uniti invitano, o meglio suggeriscono, vista l’influenza che hanno nelle politiche altrui, alle altre nazioni a intraprendere azioni e misure che servano a far pressione sul governo cubano.
Il titolo III della legge in questione in realtà non è stato mai reso esecutivo fino ad oggi, infatti tutti i presidenti statunitensi si sono avvalsi della facoltà, prevista nella stessa legge, di prorogare l’entrata in vigore ogni sei mesi del titolo III. Adesso Trump ha deciso di non prorogare più  la sua applicazione.
Una prima sospensione della legge per 30 giorni si è avuta a partire dal 19 marzo. In pratica il 19 marzo scaduta la proroga il Presidente Trump ha deciso di non rinnovarla fino al 17 aprile. Alla scadenza del 17 aprile si è riservato il diritto di non firmare la successiva proroga estendendone i termini. Per esercitare pressioni sull’amministrazione statunitense giovedì 14 marzo si è svolta nella Calle 8 di Miami, centro della dissidenza cubana della Florida, una raccolta di firme per appoggiare l’applicazione del titolo III e esortare il Presidente a renderlo sempre esecutivo non esercitando la facoltà di proroga.
Alla notizia dell’applicazione del titolo III si sono levate schiere di critiche sull’amministrazione statunitense soprattutto dai paesi europei e dal Canada perché, secondo la legge, la richiesta di indennizzo può essere elevata anche ai soci stranieri delle imprese cubane che occupano una vecchia proprietà. Un vecchio proprietario può richiedere il valore della sua proprietà anche, ad esempio, al socio francese di una impresa cubana.
La mossa di Trump, credo, non avrà nessun effetto pratico se non quello di eventualmente spaventare qualche investitore estero non tanto per il rischio di essere chiamato in giudizio ma per il clima che si sta cercando di creare intorno a Cuba. Chiaramente il governo a stelle e strisce cerca in tutti i modi di stringere la fune al collo dei cubani spaventando, credo con pochi risultati, gli investitori stranieri generando un clima ostile verso l’isola.
L’unico vantaggio che Trump può ottenere da questa sua scelta è solo quella di garantirsi il voto della comunità cubana della Florida che vede in qualunque atto ostile a Cuba un ottimo argomento per concedere il proprio sostegno elettorale.
Mentre a Cuba, il 17 aprile, si festeggiavano i 58 anni della vittoria di Playa Giròn a Miami, in un albergo, John Bolton, responsabile della sicurezza nazionale statunitense,, di fronte ad una platea formata da reduci della Baia dei Porci, esuli cubani e dai loro famigliari, pronunciava l’ennesimo discorso che infiammava l’animo dei partecipanti con il quale comunicava che l’amministrazione Trump avrebbe inasprito le sanzioni contro Cuba. Dal 2 maggio prossimo il governo nordamericano applicherà integralmente la legge Helms Burton.

Nelle norme del diritto internazionale si contempla la potestà degli stati di esercitare il principio di nazionalizzare i beni tanto di persone naturali del paese tanto di quelle straniere sempre quando non si realizzino a scopo discriminatorio e si corrisponda un giusto indennizzo. La stessa Carta dei Diritti e dei Doveri Economici degli Stati approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu nel 1974 dispone che ogni stato a la possibilità di nazionalizzare ed espropriare o trasferire la proprietà di beni stranieri, nel cui caso lo stato che adotti tale misura dovrà corrispondere una compensazione appropriata. Nel caso di controversie saranno le leggi dello stato che nazionalizza ad avere efficacia.

Nel febbraio 1959 lo stato cubano promulgo la legge fondamentale della repubblica nella quale si facevano proprie le norme introdotte nella Costituzione del 1940, mai applicata per mancanza delle leggi complementari, con cui si prescriveva il latifondo e si introduceva l’esproprio per cause di necessità pubblica e interesse nazionale. Cuba nazionalizzò le proprietà  statunitensi tra il maggio 1959 l’ottobre 1960 in compimento della legge agraria del 17 maggio 1959 che abolì il latifondo e la legge 851 del 6 luglio 1960 che stabiliva i metodi di indennizzazione dei proprietari. Nel 1992 gli Stati Uniti, in occasione del primo dibattito all’Onu per la denuncia del blocco applicato all’isola, dichiararono che tale provvedimento era la risposta ala nazionalizzazione da parte dello stato cubano delle proprietà statunitense.

Il 9 luglio 1993 il rappresentante permanente all’Onu presentò al Segretario Generale un rapporto in cui si provava che tutte le misure coercitive applicate negli anni a Cuba erano frutto della volontà degli Stati Uniti di imporre all’isola la propria forma di governo. In tale rapporto si affermava inoltre che gli Stati Uniti non avevano accettato nessuna delle proposte fatte da Cuba per raggiungere un accordo di compensazione per la nazionalizzazione delle proprietà.

Manca inoltre di ogni fondamento l’argomento con cui gli Stati Uniti affermano che la nazionalizzazione effettuata da Cuba fu illegale e discriminatoria in quanto in quegli anni furono nazionalizzate proprietà appartenenti a altri paesi, tra i quali troviamo Francia, Canada, Svizzera, Spagna, Gran Bretagna. Questi paesi adottarono una linea rispettosa verso la decisione dello stato cubano e iniziarono una trattativa per raggiungere un accordo economico per le proprietà nazionalizzate appartenenti ai loro cittadini. Come risulta evidente gli Stati Uniti non hanno mai accettato la nazionalizzazione delle proprietà da parte dello stato cubano ed hanno cercato in tutti i modi possibili di usare questa legittima scelta di Cuba come argomento di pressione per il cambio di governo sull’isola.

fonti: Prensa Latina, Cuba Debate, Cubavision

di Andrea Puccio

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