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Chelsea Manning potrebbe restare fino a 18 anni in prigione per non testimoniare contro Assange

Chelsea Manning davanti al tribunale federale di Alexandria, USA, il 16 maggio 2019. Foto: AP.

Chelsea Manning davanti al tribunale federale di Alexandria, USA, il 16 maggio 2019. Foto: AP.

Anthony J. Trenga, giudice di un tribunale federale di Alexandria in Virginia, Stati Uniti, ha confermato questo lunedì che Chelsea Manning, che rimane imprigionata da marzo per rifiutarsi di testimoniare sulle sue relazioni col fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, potrebbe ricevere fino a 18 anni di prigione per non volere comparire davanti alla gran giuria.

Inoltre, Trenga ha detto che non ci sono stati motivi ragionevoli per riconsiderare la sua decisione anteriore di multare Manning con 500 dollari per ogni giorno di silenzio e questa volta ha aumentato la multa fino a mille dollari al giorno, che potrebbero sommare circa 440 mila dollari.

All’accusata possono scontarle circa due mesi della condanna, periodo che ha già passato dietro le sbarre per disobbedienza allo stesso ordine di testimoniare, ma di un altro giudice. Formalmente, la condanna che affronta Manning non si considera punitiva, bensì coercitiva.

Dal punto di vista della legge, possono solo imprigionarla nella cornice di un tentativo del tribunale di incoraggiarla a testimoniare. Tuttavia, il gruppo legale dell’informatrice di WikiLeaks insiste in che questa condanna non può considerarsi coercitiva e non sarà più che una punizione, poiché la sua cliente ha dimostrato che questo tipo di sanzioni sono inefficienti per farla parlare.

Chelsea Manning, ex analista di intelligenza dell’Esercito degli USA e soldato prima conosciuto come Bradley, ha filtrato a WikiLeaks nel 2010 migliaia di dati classificati delle guerre dell’Afghanistan e dell’Iraq. Ha trascorso sette anni in un carcere militare per le sue filtrazioni, fino a che l’allora presidente Barack Obama le ha concesso la libertà.

Dal momento che Assange è stato arrestato e contro di lui pesano le accuse di violare la Legge di Spionaggio, Manning sostiene che la sua testimonianza non è più necessaria, poiché la gran giuria può investigare solo i casi nei quali le accuse non sono state ancora stabilite.

I procuratori generali, tuttavia, hanno detto che “la sua testimonianza è rilevante ed essenziale per un’investigazione ancora in corso” oltre a quella  a cui fa riferimento il fondatore di WikiLeaks.

(da Russia Today, in Cubadebate)

traduzione di Ida Garberi

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