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Roberto Fraschetti: il grande vento della Rivoluzione rimette tutto a posto

Fraschetti“Noi dobbiamo dire qui quella che è una verità conosciuta, che l’abbiamo espressa sempre davanti al mondo: fucilazioni, sì, abbiamo fucilato, fuciliamo e continueremo a fucilare”. Ernesto Che Guevara, ONU, 1964  

“Mi chiedi perché su altre realtà africane o sudamericane ho scritto solo un libro ed invece su Cuba quattro? Dipende dalla prima volta che sono stato in questa Isola Ribelle, quando ho scoperto il suo popolo fiero, che non si è mai piegato all’Imperialismo, ed è nata una passione che dura ancora oggi!”. Chi mi sta raccontando del suo amore per Cuba è lo scrittore romano Roberto Fraschetti, che quest’anno ha presentato qui a la Feria del Libro de L’Avana il quarto libro della saga dei Gutierrez, “Il vento prima del vento”.

“In realtà io pensavo scrivere solo un libro su Cuba, che è poi diventato l’ultimo, e quando ho incominciato a studiare la storia dell’Isola ho scoperto che effettivamente tutte le Rivoluzioni cubane sono connesse da un filo e quindi dopo aver scritto il quarto, sono tornato alle origini della famiglia Gutierrez, cioè a Universo Diaz, un impertinente latin lover ed impenitente giocatore d’azzardo, amante della buona vita, che da Sevilla, nel 1838, si imbarca verso Cuba”.

Roberto mi racconta che ha conosciuto Cuba per la prima volta nel 2006, dopo essere stato in Perù a presentare un libro sulla Bolivia e sulla foresta dell’Amazzonia. Un poco annoiato dalla vita culturale del Perù, decide di andare a Santiago di Cuba, invitato da Ermanno, un “quasi” fratello. Qui, l’isola ribelle lo colpisce a fondo ed immediatamente incomincia il quarto libro della saga. Ma ritornato in Italia scopre il filo rosso che unisce dal 1868, passa per l’espulsione degli spagnoli alla fine del 19º secolo, transita attraverso gli anni 30 per arrivare alla data chiave: 1º gennaio 1959. Partendo da Universo, ha raccontato la storia di cinque generazioni, tutti personaggi immaginari che però hanno come telone di fondo la vera storia di Cuba.

“Sono convinto che un vero scrittore, indipendentemente da dove è nato, quando arriva a Cuba, la respira, la vive e sente da subito il bisogno di scrivere su di lei, ogni attimo è un impulso così forte che si sente la necessità di captarlo e fissarlo su un foglio. Vedere questo mio fratello di lotta, un vero comunista che ha fatto mille battaglie, già avanti negli anni, che è ancora capace di commuoversi quando ascolta un son o un danzon ne La Casa de la Trova è come un flash che non cancelli più”.

“Per me è stato interessante scoprire i legami tra la storia italiana e quella cubana, i due dittatori, Machado e Mussolini, la mafia italiana esportata negli USA che faceva da padrona sull’isola e poi il vento della Rivoluzione che ha messo tutto a posto. Noi, invece in Italia non abbiamo avuto questo vento, siamo passati ad essere schiavi degli statunitensi dopo la seconda guerra mondiale…noi non abbiamo avuto Fidel!”.

“Il fatto di far conoscere la vera Cuba in Italia è importante, perché purtroppo la nostra stampa è totalmente allineata a destra, a parte poche luci solitarie, su Cuba sempre dichiarano che il popolo sta morendo di fame, non riconoscono la sua educazione, il sistema sanitario, l’efficacia nella ricostruzione, come per il tornato di gennaio di quest’anno…..noi che abbiamo ancora la maggioranza degli italiani che non hanno visto niente della ricostruzione dopo il terremoto di Amatrice, accaduto quasi tre anni fa, nell’agosto del 2016!!!”.

“Ma sai che adesso gira una voce in Italia che Mussolini è stato l’unico che ha sconfitto la mafia???”, mi racconta Roberto quasi incredulo, ed io gli rispondo che credo che in Italia, dopo il 25 aprile 1945, l’unico enorme errore che abbiamo fatto noi italiani è stato quello di deporre le armi troppo presto e permettere che loschi personaggi opportunisti “si siano cambiati la maglietta del partito” e siano apparsi sull’altra sponda.
Fidel ed Ernesto Che Guevara, con il loro grande cuore e la loro visione del futuro, la loro grande morale, non hanno permesso che questo succedesse a Cuba.

“La stampa di destra, adesso non solo attacca Cuba, sta facendo un disastro anche con Venezuela, perciò bisogna continuare a denunciare le menzogne e la fake news, e per questo credo che la cultura sia la chiave. Non posso solo accontentarmi di dire ‘Viva Fidel’, come scrittore, devo essere conseguente!”. “Purtroppo adesso, è difficile difendere i presidenti come Maduro perché anche le parole che usi devono essere scelte con attenzione, in Italia per esempio non puoi usare parole ‘socialismo’, ‘comunismo’ od ‘antimperialista’ perché ti tacciano di obsoleto, che sono parole del XX secolo che non esistono più!”

Per concludere, Roberto sottolinea ancora una volta la grandezza morale di Fidel Castro, per spiegare la forza di Cuba, “quando è morto ho visto le file interminabili della gente piangendo, perché, a favore o no, sapevano che se ne era andato un grande leader. E questo serve a spiegare il perché di tante cose in Italia….alla fine, loro, i cubani, ce l’hanno avuto e noi no!”.

di Ida Garberi

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