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Con Dio dalla nostra parte

trumpMike Pompeo, segretario di Stato degli Stati Uniti, ha commentato nei giorni passati che è molto probabile che sia stato Dio a mettere Trump alla Casa Bianca. Non è l’unico. La portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha dichiarato alla fine di gennaio che Dio voleva che Donald Trump diventasse presidente e che è per questo che oggi lo è.

Pompeo, così come il vicepresidente Mike Pence, è un cristiano evangelico e così come promuovono politiche favorite da queste correnti religiose negli Stati Uniti, allo stesso tempo condizionano la politica estera, dal Medio Oriente (soprattutto nella difesa di Israele per motivazioni bibliche), al finanziamento di programmi anti-aborto, fino alla costruzione del muro di frontiera, tra le altre cose.

Pompeo, Pence, Jeff Session, ex procuratore generale, e Betsy Devos, Segretaria all’Educazione, sono parte di un gruppo di studi della Bibbia presieduto dal pastore Ralph Drollinger, che crede che i cristiani nel governo debbano essere obbligati ad assumere solo altri cristiani, scrive Ron Charles, del Washington Post.

Trump, nonostante i suoi gravi peccati tra cui due divorzi e frequenti avventure extra matrimoniali, anche con stelle del cinema porno, ha formato un’alleanza con le correnti cristiane conservatrici, adottando le sue posizioni anti-aborto, anti-omosessuali, la promozione degli studi biblici (inclusi quelli che parlano dell’evoluzione) nelle scuole pubbliche e l’annullamento (parziale) delle regole federali che proibiscono il supporto ai candidati politici da parte delle chiese, ottenendo, tra l’altro di essere incoronato come un salvatore.

Robert Jeffress, leader nazionale evangelico, ha dichiarato che milioni di statunitensi credono che l’elezione del presidente Trump abbia rappresentato un ‘opportunità offerta da Dio, forse “l’ultima nostra opportunità per rendere di nuovo l’America grande davvero.”

Senza dubbio, Trump, confrontato con i suoi predecessori, è il presidente con minori vincoli religiosi in tutta la sua vita (è ufficialmente presbiteriano). Di fatto, anche se lo ricordano, non sarebbe benvenuto nelle chiese dalla sua gioventù al giorno d’oggi, giacché si oppongono alla sue politiche, inclusa quella anti-migranti. Nonostante ciò, come quasi tutto nella sua vita, questo si gestisce come parte dello spettacolo e Trump è disposto perfino a mettere il suo autografo in un libro che non solo non ha scritto, ma che è perfino difficile credere che abbia letto: la Bibbia.

Questo è il Paese più religioso del primo mondo; gli statunitensi pregano con più frequenza, assistono a più funzioni religiose settimanali e danno un importanza maggiore alla fede nella loro vita che gli adulti degli altri paesi occidentali avanzati, sostiene il Centro di Ricerca Pew. All’incirca l’83% degli adulti crede in Dio (il 63% di loro in termini assoluti).

Il motto ufficiale di ogni biglietto dei dollari è: “Confidiamo in Dio”, (qualcosa che all’inizio si è scritto nella guerra civile ed è riapparso nel 1956, quando il Congresso lo dichiarò motto ufficiale).
Il Giuramento di Lealtà (pledge of Allegiance), una frase semiufficiale che si recita nelle scuole e in alcuni atti ufficiali, è stato scritto nel 1891, ma nel 1954 la frase “sotto Dio” è stata aggiunta in un o sforzo per definire gli Stati Uniti come un paese di fede di fronte al nemico: l’Unione Sovietica atea. E per quanto curiosamente la Costituzione degli Stati Uniti non menziona Dio o alcun altra forza divina, le 50 costituzioni statali includono un riferimento divino, informa l’istituto Pew.

Serve comunque ricordare che non c’è un solo Dio qui, e la storia di questo paese è stata in parte scritta dalle grandi correnti religiose progressiste che hanno nutrito enormi movimenti sociali e politici per l’abolizione della schiavitù, i diritti del lavoro, i diritti civili, i movimenti pacifisti, di difesa dei migranti e rifugiati, tra gli altri.

In pieno secolo XXI nel paese più potente del mondo un Dio molto bianco e ricco che, dicono ha scelto Trump, si confronta, un’altra volta, con il Dio di coloro che lottano per un paradiso della giustizia, della dignità e dell’uguaglianza.

di David Brooks

da Cubadebate

traduzione di Marco Bertorello

foto:AP

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