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Premi, provocazioni e idee fallite

OEAAlmagro è più interessato al trambusto che al ritornare nella Maggiore delle Antille, un paese che conosce bene. Ma deve aver chiaro che né l’OSA, né alcuno dei suoi funzionari, tanto meno coloro che tradiscono i principi etici elementari, sono stati o saranno mai benvenuti nella Cuba rivoluzionaria di Fidel.

Chiunque senta il nome di “Rete Latinoamericana di Giovani per la Democrazia” pensa, come reazione, ai recenti colpi di stato sotto copertura contro governi sovrani, i pacchetti di misure neoliberali applicati a scapito delle maggioranze o le proteste per la galoppante corruzione nella regione.

Ma nulla è più lontano dalla realtà. Guidato da membri della controrivoluzione cubana, il gruppo si alterna tra Miami e alcune capitali europee, sue case madri, alla ricerca di fondi e istruzioni per piani sovversivi. Le sue visite nei paesi dell’America Latina sono molto selettive e con un chiaro obiettivo: le tasche dei magnati della destra.

Per il secondo anno consecutivo, la Rete e i suoi sponsor stranieri assegnano un premio internazionale per il presunto lavoro a favore della libertà.

Ma gli eletti non sono attivisti sociali né difensori dei diritti dei popoli, ma un gruppo di ex presidenti, di destra, latinoamericani che si sono uniti per minare qualsiasi progetto progressista sorga nella regione.

La cosiddetta Iniziativa Democratica di Spagna e delle Americhe (IDEA) è composta da una selezione di promotori del paramilitarismo; corrotti che hanno accettato milioni di dollari in cambio della liberazione di terroristi confessi come Luis Posada Carriles; truffatori; responsabili della morte di decine di migliaia di persone in massacri e lotte inefficaci contro il crimine organizzato; neoliberali che hanno rovinato i loro paesi e spiantati che sono diventati milionari nella poltrona presidenziale.

La lista comprende, tra gli altri, gli ex mandatari José María Aznar e Felipe González, Spagna; Mireya Moscoso, Panama; Belisario Betancur, Andrés Pastrana, César Gaviria e Álvaro Uribe, Colombia; Felipe Calderón e Vicente Fox, Messico; Miguel Ángel Rodríguez, Rafael Ángel Calderón e Laura Chinchilla, Costarica; Alfredo Cristiani, El Salvador; Fernando de la Rúa, Argentina; Osvaldo Hurtado, Ecuador; Luis Alberto Lacalle e Julio María Sanguinetti, Uruguay, e Jorge Quiroga, Bolivia.

IDEA sorse nel 2015 con etichetta ‘Made in Washington’ e sotto l’ombrello di Nelson J. Mezerhane, suo presidente e anche proprietario dell’ ultra reazionario ‘Diario de las Américas’, promotore di terroristi e colpi di stato in America Latina. Il direttore del gruppo è Asdrubal Aguiar, un ex politico venezuelano della VI Repubblica, che è rimasto nel dimenticatoio dopo la schiacciante vittoria di Hugo Chavez.

Annunciato a Miami la scorsa settimana, il nuovo premio per IDEA va a “riconoscere” l’attivismo del gruppo contro i governi progressisti della regione e la sua sottomissione ai piani interventisti dell’Organizzazione degli Stati Americani contro paesi come Venezuela.

Non è neppure casuale che una “menzione speciale” sia finita nelle mani del venezuelano Antonio Ledezma, che è fuggito dalla giustizia sotto la protezione di diversi governi che si vantano della loro lotta contro il terrorismo.

Ledezma, che era sindaco del Distretto Metropolitano di Caracas, è stato arrestato nel febbraio 2015 per promuovere un appello alla violenza chiamato “La Salida”, che costò la vita a decine di persone in Venezuela. Si è dato alla fuga, a novembre dell’anno scorso, dopo aver beneficiato degli arresti domiciliari.
Come nel 2017, la consegna del premio è accompagnata da un piano per montare una provocazione nella capitale cubana, durante questa settimana, generare instabilità e danneggiare l’immagine internazionale del paese, mentre si cerca di influenzare il progresso delle relazioni diplomatico con la regione.

Il premiato del 2017 è stato niente meno che Luis Almagro, segretario generale dell’OSA, che dal suo insediamento è stato ossessionato con il rovesciamento del governo democraticamente eletto del Venezuela e si è dimenticato di tutto quello che ha difeso al tempo in cui era cancelliere dell’Uruguay, durante il governo di Pepe Mujica.

Nell’occasione precedente, al conoscere i piani dei gruppi anticubani e facendo rispettare le leggi che sostengono la sovranità della nazione, il Governo Rivoluzionario ha deciso negare l’ingresso sul territorio nazionale a cittadini stranieri vincolati con la provocazione, secondo una nota rilasciata dal Ministero degli Affari Esteri.

Gli obiettivi attuali sono gli stessi de è già in marcia una strategia di comunicazione di portata internazionale per cercare di delegittimare l’agire della Rivoluzione.

Lo stesso Almagro, che sarebbe stato convocato, ancora una volta, alla consegna del premio, ha fatto recentemente dichiarazioni ai mass media sulla sua richiesta di visto per l’ingresso a Cuba.

Indubbiamente, Almagro è più interessato al trambusto che al ritornare nella Maggiore delle Antille, un paese che conosce bene. Ma deve aver chiaro che né l’OSA, né alcuno dei suoi funzionari, tanto meno coloro che tradiscono i principi etici elementari, sono stati né saranno mai benvenuti nella Cuba rivoluzionaria di Fidel.

Sotto il suo mandato, si sono raddoppiati gli attacchi imperialisti e oligarchici dell’OSA contro l’integrazione latinoamericana e caraibica e contro le istituzioni democratiche. Il meccanismo, con sede a Washington, si è dedicato ad imporre lezioni di governabilità, democrazia e costituzionalità, per le quali non ha alcun mandato morale.

Nel momento in cui il Segretario di Stato Rex Tillerson rispolvera la Dottrina Monroe, l’istituzione Almagro dirige  assume il comando come “ministero delle colonie yankee” per articolare l’assalto contro l’America Latina e i Caraibi che, dopo 200 anni di attesa, aveva intrapreso il cammino della definitiva unità ed indipendenza.

La sequenza temporale delle azioni di Almagro, dell’OSA, del gruppo di ex presidenti e del gruppo anti-cubano non lascia spazio alla casualità.

Per metà aprile è programmato l’VIII Vertice delle Americhe a Lima, Perù. Crescono gli appelli affinché si rettifichi la decisione di privare il Venezuela di partecipare all’incontro e le critiche verso un gruppo di paesi che rivendicano il diritto di parlare a nome dell’intera regione.
Sembra, ci siano quelli che sono interessati a creare cortine di fumo per coprire la realtà.

Per quanto riguarda gli obiettivi della controrivoluzione, la sua disperazione è ovvia. Il calendario indica che le elezioni generali a Cuba si terranno domenica prossima, 11 marzo. Di fronte alla sua incapacità di ottenere il minimo sostegno se non attraverso la corruzione e il ricatto economico, l’unica via è mettere in essere uno spettacolo.

Ciò che gli fa davvero male è che, questa domenica, Cuba deciderà il suo futuro, ma senza tutele né ingerenze esterna.

Autore: Sergio Alejandro Gómez

da Granma

traduzione di Francesco Monterisi

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