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A chi beneficia una retrocessione delle relazioni Cuba-USA?

embajada-de-estados-unidos-en-cuba-foto-ismaelito-580x323Più e più volte nelle ultime settimane si è sentito, – con leggerezza – parlare della possibilità di un congelamento delle relazioni diplomatiche tra L’Avana e Washington, con argomenti che confinano con l’inverosimile, e s’impugna come lancia un presunto attacco acustico contro funzionari USA a Cuba, con danni alla salute di alcuni di loro.

Sembra che la retorica anti-cubana sia tornata di moda dopo l’arrivo alla Casa Bianca di un governo repubblicano.
Al di là dei discorsi infiammati contro l’isola socialista e le accuse di sempre alla Rivoluzione ed al suo popolo, la questione che soggiace è a chi interesserebbe che si danneggino i legami tra le due nazioni, che hanno iniziato un pubblico percorso verso la normalizzazione il 17 dicembre 2014, quando lo stesso Barack Obama ha riconosciuto il fallimento della politica di blocco verso Cuba.

Un rapido esame di ciò che sono state le relazioni, consente vedere progressi mai visti nel conflitto Cuba contro USA: il governo USA ha tolto l’isola dalla spuria lista di paesi che hanno sponsorizzato il terrorismo in cui mai avrebbe dovuto stare poiché non aveva il minimo sostegno; il 20 luglio 2015 si sono ristabilite le relazioni diplomatiche dopo più di cinque decadi di allontanamento; i presidenti Barack Obama e Raul Castro hanno conversato telefonicamente, si sono riuniti a Panama e New York e il presidente USA si è recato a l’Avana nel marzo 2016.

Che dire dei meccanismi di lavoro congiunto: sei round di riunioni della Commissione Bilaterale; più di una ventina di accordi in vari settori quali l’applicazione della legge, la protezione della flora e fauna, la delimitazione del zona orientale del Golfo del Messico, il riavvio di voli regolari, dei viaggi in crociera a Cuba e l’arrivo del corriere postale diretto.

Questi fatti a cui si aggiungono che USA e Cuba hanno raggiunto un accordo migratorio integrale e come parte di quel processo, il Governo USA ha eliminato la politica dei piedi secchi – piedi umidi per il trattamento differenziato – per ragioni politiche -, degli immigrati illegali cubani; e ha soppresso il programma parole per i medici dell’isola che collaboravano in paesi terzi.

Sono stati anche fatti progressi nel campo politico-diplomatico, anche se sono stati molto discreti in materia economica-commerciale, per il persistente blocco USA nonostante lo storico voto alle Nazioni Unite nell’ottobre 2016, quando quel paese si è astenuto dal votare contro la risoluzione cubana che chiede l’eliminazione di tale criminale politica.

Il cambio di posizione dell’amministrazione Obama verso Cuba ha consentito, nel 2016, benché persista il divieto di far turismo nella Maggiore delle Antille, che 284937 statunitensi visitassero l’isola ed alla fine di maggio di quest’anno, già la stessa quantità era venuta in visita.

Nonostante le chiare differenze politiche tra i due paesi, questi quasi tre anni di nuova era nelle relazioni hanno dimostrato che convivere è possibile, per cui parlare della chiusura dell’ambasciata USA a Cuba sembrerebbe una sciocchezza che lascia da parte il sottile imbastimento delle diplomazie di entrambi i paesi per avanzare, poco a poco, su un terreno sicuro.

Cosa è cambiato?

L’agenzia AP ha affermato che gli USA neppure sanno cosa chiamarlo, alcuni parlano di “attacchi alla salute”, altri di “aggressione acustica” ed “uso di armi sonore”, mentre il Dipartimento di Stato USA preferisce riferirsi ad essi come “incidenti”, ma la verità è che, senza una sola prova che lo corrobori, l’insolita storia di diplomatici USA che avrebbero sofferto perdite uditive e altri presunti danni alla salute durante i loro lavori a Cuba, ha creato titoli e si pretende utilizzare come ragione per il distanziamento tra le due nazioni.

Il primo dei presunti incidenti avviene nel lontano novembre 2016 e l’ultimo solo alcune settimane fa, ma non è stato se non nello scorso agosto, nove mesi dopo, che si è reso pubblico il pasticcio.

Cuba ha optato per un nuovo tipo di relazione con gli USA: ha dialogato sulla base del rispetto e dell’uguaglianza, ha cercato temi comuni su cui lavorare e avanzare rapidamente con risultati tangibili ed ha anche conversato persino delle questioni in cui le differenze sono sostanziali. Che senso avrebbe retrocedere ed aggredire questi funzionari?

Inchieste applicate a cubani residenti negli USA ed a nordamericani – dal 2014 – parlano di un sostegno maggioritario al processo verso la normalizzazione dei legami, che dire del crescente sostegno bipartisan, nel Congresso, in favore del commercio e dei viaggi a Cuba; per cui tutto sembrerebbe indicare che i più interessati ad una rottura sono quelli di sempre, il piccolo gruppo dell’ultra destra anti-cubana ed i suoi portavoce, guidati dal senatore Marco Rubio e dai congressisti Ileana Ros-Lehtinen e Mario Diaz-Balart.

Venerdì scorso, una lettera firmata da cinque senatori, tra cui Rubio, di origine cubana e contrari a qualsiasi riavvicinamento con Cuba, chiedeva al Segretario di Stato, Rex Tillerson, l’espulsione di tutti i diplomatici cubani a Washington e la chiusura della legazione di quel paese a Cuba, come rappresaglia per i presunti “attacchi” che hanno colpito la salute dei funzionari USA all’Avana.

La lettera, firmata anche dai repubblicani Tom Cotton, Richard Burr, John Cornyn e James Lankford, non offre luci sulle cause dei danni alla salute o sulla presunta “colpevolezza” delle autorità di Cuba.

Marco Rubio ha sostenuto la revisione della politica che ha deciso il presidente Donald Trump, lo scorso giugno, per rafforzare l’attuazione del blocco.

Senatore per la Florida, con posto nel Comitato di Intelligence del Senato, Rubio ha utilizzato la sua posizione chiave nel Congresso per sabotare i legami. Impugnando ragioni di sicurezza nazionale, chiedono che il Dipartimento di Stato agisca su Cuba per l’ “abbandono del suo dovere di proteggere i nostri diplomatici e le loro famiglie”.

Lontane dall’aver ragione sono le accuse dei senatori Rubio, Cotton, Burr, Cornyn e Lankford; una fonte dell’isola vicina alle indagini sugli incidenti ha detto a questo giornalista che una commissione interdisciplinare -su indicazioni delle massime autorità del paese- lavora da quando si sono conosciuti i fatti, nel febbraio di quest’anno, per dare le cause e gli attori che propiziarono i danni.

Le autorità cubane hanno esteso e rafforzato le misure di protezione dell’ambasciata USA e delle sue residenze e sono stati istituiti nuovi canali di comunicazione rapida con il Dipartimento di Sicurezza Diplomatica.

Che senso ha la lettera dei senatori? Rimane il dubbio se alcune forze malintenzionate siano dietro queste accuse contro Cuba per ottenere un raffreddamento dei legami.

di  Jorge Legañoa Alonso

da Juventud Rebelde

traduzione di Francesco Monterisi per Cubainformazione.it

foto Ismael Francisco

 

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