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Renè Gonzalez in twitter: il dialogo è necessario, per tutte le vie possibili

Renè Gonzalez. Foto: David Vazquez

Renè Gonzalez. Foto: David Vazquez

Dalla mattina di lunedì scorso, Renè Gonzalez ha un account in twitter.

L’unico dei Cinque che ha ottenuto la libertà, dopo avere compiuto integralmente la sproporzionata ed ingiusta condanna che gli è stata imposta da un Tribunale di Miami, ha ora una cittadinanza virtuale: @rene4the5. Poche ore dopo essersi integrato a questa piattaforma delle reti sociali, Renè raggiungeva già circa mille seguaci ed aveva inviato, in spagnolo ed in inglese, una dozzina di commenti in cui si riconosceva in maniera inequivocabile la voce dell’uomo, la cui maggiore ossessione è il ritorno dei suoi compagni imprigionati.

“Tra 17 giorni Fernando compierà la sua ingiusta condanna. Permetteremo che con Antonio e con Ramon succeda lo stesso? Che cosa succederà con Gerardo?”, si domandava l’Eroe della Repubblica di Cuba, che inoltre salutava gli altri utenti di twitter con l’energia di un utente con maggior esperienza nell’universo virtuale. Cubadebate ha potuto comprovare che, essendo un immigrante digitale -quelli che sono nati prima che si popolarizzasse la cultura in rete -, Renè si è applicato durante vari giorni per poter essere promosso in questo esame ed inter-attuare con i cibernauti nel modo più naturale e vicino possibile.

-Renè, perché in twitter?

-L’entrata in twitter è un’audacia. Ho osservato che nella lotta per i Cinque abbiamo lasciato un po’ questo spazio al nemico, e da quando sono ritornato, sto pensando sempre come aiutare affinché tocchi a noi occupare questo posto nelle reti. Ho cominciato ad imparare un po’ questo tema con alcuni giovani, alcuni studenti della Facoltà di Comunicazione, e tutti coincidono in che è un imperativo integrarsi a twitter, in maniera personale. Mi suggerivano fondamentalmente twitter. Ed ho deciso di cedere il passo, un po’ vacillante perché uno non si sente molto sicuro in questo mezzo. Io sono pilota, non specialista nelle reti sociali. Tuttavia, credo che potrò riuscirci, che vale la pena tentarlo perché è un mezzo di comunicazione molto popolare negli Stati Uniti, un attrezzo idoneo per avvicinarci al pubblico nordamericano. Poi dovrò continuare a profilare il messaggio, la forma, il contenuto. L’obiettivo è questo: arrivare al pubblico nordamericano per questa via, senza scartare nessuna delle altre reti sociali nelle quali, più avanti, potremmo anche tentare l’incursione.

-Queste piattaforme sono uno spazio per scambiare delle opinioni con altre persone che possono stare molto lontano fisicamente, ma molto vicino a noi nello spazio virtuale, alla distanza di un clic. In twitter, il 34% dell’udienza parla inglese e più dell’80% dei nordamericani che stanno in Internet sono utenti attivi di qualche rete sociale. Che cosa ti interessa dialogare con qualcuno tanto lontano e tanto vicino contemporaneamente?

-Voglio parlare personalmente del Caso dei Cinque, non disprezzare nessuna via per parlare al pubblico nordamericano ed ottenere il suo interesse. Lì è dove dovremo profilare il messaggio ed essere creativi. Il nordamericano non conosce il Caso dei Cinque. Nelle statistiche che tu menzioni, presumo che una buona parte è universitaria, accademica, leader di opinione che nutrono i carri armati pensanti della politica di Washington, e c’interessa soprattutto che loro conoscano la nostra storia. Si sono fatti dei passi, io direi che con molto lavoro si è aperta una piccola breccia–lì c’è, per esempio, la presentazione del libro di Stephen Kimber (What Lies Across the Water: The Reale Story of the Cuban Five) nelle università nordamericane -. Le reti sociali sono degli altri strumenti di cui disponiamo per continuare ad aprire questa breccia, li abbiamo qui nella mano e non rappresentano un gran costo economico, come sì lo è pubblicare annunci su giornali importanti.

-Le reti sociali sono uno spazio molto inutilizzato dai movimenti che accompagnano la causa dei Cinque, che sembrano preferire le forme tradizionali di mobilitazione ed espressione politiche. Ti rendi conto di tutto ciò?

-A me interessa il dialogo. Ho avuto una buona esperienza con i blogger de La Joven Cuba, in un paio di occasioni nella quale ho collaborato con loro, quando mi trovavo in libertà vigilata a Miami. Il dialogo è necessario e non ci rinuncio, per tutte le vie che posso. Incominceremo con twitter e dopo continueremo a sommare altre forme di comunicazione. È molto importante che le persone che stanno lì, i nordamericani, ascoltino particolarmente direttamente uno dei Cinque e quando venga Fernando, saremo due.

-Prossimamente avranno un incontro a Londra…

-Ci sono due attività fondamentali quest’anno: l’incontro a Londra, in marzo, e la Giornata dei Cinque a Washington, più avanti, in giugno. Due proposte fondamentali saranno quelle dell’incontro a Londra: attrarre parlamentari di tutto il mondo affinché conformino una commissione internazionale di investigazione sul caso dei Cinque. Il risultato dell’analisi avrà il patrocinio di personalità mondiali riconosciute. Un altro proposito dell’incontro è riscuotere fondi per appoggiare le attività a Washington.

-Il 27 febbraio finisce la condanna di Fernando Gonzalez Llort, e deve uscire in libertà. Lui non è cittadino nordamericano, non deve passare per l’altro calvario della “libertà vigilata” che ha pesato contro di te.

-Normalmente il prigioniero, una volta che finisce la sentenza, ha già abbastanza avanzato il processo di deportazione al suo paese di origine e quasi sempre questo si produce in maniera rapida. Sento un gran sollievo che ora saranno solo tre quelli che staranno nel carcere. Sento lo stesso sollievo che il resto che sta in prigione: l’allegria che uno in più di noi possa stare con la sua famiglia, ma sento anche il dispiacere che un altro in più ha compiuto integralmente la sua sentenza. E ricordiamo sempre che se Antonio compie tutta la sua sentenza, nessuno sa se potrà vedere qui a Cuba sua madre viva. E che se Ramon compie la sua sentenza, non verrà fino al 2024 e che per Gerardo significherebbe morire nel carcere. Per questo motivo dobbiamo intensificare tutte le azioni e, soprattutto, non perdere nessuna opportunità di fare qualcosa per il Caso dei Cinque.

-In twitter ed in altre reti il fatto principale è comunicare sentimenti, e bisogna combattere con la tecnologia e non stancarsi. Potrà René?

-E’ quello che spero.

di Rosa Miriam Elizalde, per Cubadebate

traduzione di Ida Garberi

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