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L’entusiasmante percorso dell’Ecuador dalla barbarie neoliberista al Buen Vivir. Iniziativa pubblica a Napoli

«L’Ecuador è un Paese entusiasmante». In questa frase pronunciata dalla professoressa Alessandra Riccio in apertura al suo intervento è possibile rintracciare il filo rosso che lega tutti gli appassionati discorsi dei convenuti all’interessante e partecipato dibattito organizzato a Napoli – presso la sala multimediale di via Verdi – dalla Red de Amigos de la Revolución Ciudadana.

Iniziativa pubblica volta a comunicare l’entusiasmante e titanica impresa compiuta dal piccolo Ecuador liberatosi dal giogo finanziario e imperialista, per incamminarsi risolutamente verso la costruzione del Socialismo del Buen Vivir. Dove la vita viene prima del debito e l’essere umano prima del capitale finanziario. Un esempio di come determinate scelte, in maniera particolare a livello economico risultano non essere ineluttabili, o imposte dalla dottrina, ma bensì frutto di precise strategie politiche.

Piani suicidi che durante il ventennio 80′-90′, periodo conosciuto come larga noche neoliberal, misero in ginocchio l’Ecuador. E che adesso sono in procinto di portare al collasso definitivo le economie del Vecchio Continente. Una fase caratterizzata da instabilità politica, corruzione dilagante e miseria crescente. Sino a quando, l’ascesa al potere di Rafael Correa non segna l’inizio di quel processo politico chiamato Revolución Ciudadana, capace in soli sei anni di capovolgere letteralmente lo scenario nel paese andino. Attualmente l’economia più dinamica dell’intera America Latina e con un tasso di disuguaglianza, misurato dal coefficiente di Gini, tra i più bassi della regione.

Ad aprire gli interventi è Federica Zaccagnini – Coordinatrice della Escuela de formacion continua sobre el Buen Vivir ecuatoriano del Ministerio de Relaciones Exteriores del Ecuador – che ha compiuto un puntuale excursus, corredato da tanti dati analitici, sulla recente storia dell’Ecuador. Dal boom petrolifero degli anni 70′, alla larga noche neoliberal che ha segnato gli anni 80′ e 90′. Tempi duri per il popolo ecuadoriano costretto a pagare le conseguenze di politiche imposte dal Fondo Monetario Internazionale. Vi fu recessione, esplosione della povertà e del debito pubblico, dollarizzazione dell’economia. Oltre tre milioni di ecuadoriani furono costretti a emigrare, in gran parte verso l’Europa. Sino poi ad arrivare al cambio de epoca con Correa. Un presidente atipico, economista, con un percorso di studi che lo ha portato negli Stati Uniti e in Europa, dove ha potuto constatare quanto scellerate siano le politiche neoliberiste imposte al suo martoriato Paese.

Così, una volta divenuto presidente dell’Ecuador, Correa, decide di compiere una decisa virata. Basta con il neoliberismo: il nuovo Ecuador si mette immediatamente in marcia verso il Socialismo del XXI secolo. Verso il Buen Vivir o Sumak Kawsay in lingua quechua. Concetti impressi nella nuova costituzione redatta nel 2008, dove emerge chiaramente l’ispirazione alla filosofia ancestrale delle popolazioni indigene, per una vida plena, basata sul noi in luogo dell’io di marca occidentale.

A seguire la ricca introduzione, l’intervento di Bernardo Borges Arnese, Console Generale della Repubblica del Venezuela a Napoli, che rimarca l’importante ruolo svolto dall’Ecuador e sottolinea come nel mondo siano in corso cambiamenti epocali che vedono tra i protagonisti gli stati sudamericani.

Da Indira Pineda – sociologa e attivista cubana – è invece arrivata l’esortazione a non guardare l’esperienza ecuadoriana, di costruzione del Socialismo del XXI secolo, da un punto di vista «europeo». Perché chi ha voglia di comprendere e cogliere insegnamenti da quest’esperienza non deve inforcare le deformanti lenti dell’eurocentrismo. Lo Stato andino è infatti parte integrante dell’ALBA (Alianza bolivariana para América Latina y el Caribe) progetto d’integrazione politica, sociale ed economica solidale agli antipodi dell’Unione Europea basata sul neoliberismo e la competizione sfrenata. Inoltre, la sociologa cubana ha sottolineato come grazie a esperienze entusiasmanti -  aggettivo che ricorre – originali e interessanti come la Revolución Ciudadana, anche nel suo Paese sia in corso un’attualizzazione del sistema socialista.

Il protagonismo popolare e l’importanza di esperienze quali la Escuela del Verano al centro dei saluti di Chiara Scarcello e Davide Matrone, coordinatori della Red de amigos de la Revolución Ciudadana. Un popolo che per la prima volta scende in piazza – tentato golpe del 2010 – non per abbattere un presidente com’era sempre accaduto in passato, ma per difendere Correa, il «suo» presidente. Mentre la Escuela del Verano risulta importante per toccare con mano, constatare e studiare, i grandi cambiamenti in atto nel paese andino.

Il saluto del consigliere comunale Arnaldo Maurino, precede gli interventi di chiusura affidati ai professori Alessandra Riccio (Lettere Ispanoamericane e condirettrice della rivista Latinoamerica) e Carlo Amirante (Costituzionalista).

La professoressa Riccio, come riportato all’inizio di quest’articolo, esordisce definendo l’Ecuador un paese «entusiasmante». Poi partendo dalla nuova fase ecuadoriana, descrive toccando vette molto alte, la «nuova» America Latina – dove a essere protagonisti possono essere gli indios come il presidente boliviano Evo Morales – progressista in cammino verso il Socialismo. Evidenziando il ruolo centrale di Cuba, la piccola isola che da mezzo secolo resiste agli attacchi portati su tutti i fronti dall’imperialismo nordamericano.

Il costituzionalista Carlo Amirante, invece, sottolinea la rivoluzione copernicana compiuta con la nuova costituzione approvata nel 2008. Carta fondamentale che mette al proprio centro il popolo, il concetto di Buen Vivir, la vida plena, dove l’uomo non è più al servizio del modo di produzione capitalistico.

Al termine, i convenuti all’iniziativa pubblica, oltre a conoscere meglio un’esperienza sul cui conto il circuito informativo mainstream non proferisce parola se non quando si tratta di mistificare e deformare la realtà a fini propagandistici, hanno potuto constatare, ove mai fosse ancora necessario che un altro mondo è possibile liberandosi dal giogo liberista e capitalista.

di Fabrizio Verde, per Cubadebate

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