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Due giorni di grande esito in Twitter per i #DerechosdeCuba

L’avatar di #DerechosdeCuba, creato da Paco Arnau

L’avatar di #DerechosdeCuba, creato da Paco Arnau

Migliaia di utenti della rete sociale Twitter hanno accompagnato per due giorni una convocazione realizzata da tuitteri cubani e Cubadebate intorno all’etichetta #DerechosdeCuba, per denunciare un’operazione dell’Ufficio di Interessi degli Stati Uniti a L’Avana che diede istruzioni ai suoi impiegati locali col fine di essere protagonista di provocazioni antigovernative sull’Isola.

Ieri giovedì, l’etichetta o hahstags si convertì nella prima mezz’ora dall’inizio del tuitazo (10:00 ore a L’Avana, 15:00 GMT) in Trending Topic in Spagna, paese che fu quello che più tuitteri apportò alla mobilitazione nelle due giornate.

Attrezzi di misurazione come Topsy.com e TrendsMap che valutano i luoghi e le quantità di entrate realizzate nella rete su un tema determinato, segnarono all’ora fissata per l’iniziativa un aumento che arrivò fino alla cifra di più di 12 500 menzioni nelle ore di inizio della convocazione.

I paesi più attivi nel tuittazzo furono Spagna, Venezuela, Brasile, Argentina e Messico, oltre a Cuba, che chiusero le file di fronte a recenti provocazioni di Washington. La SINA promosse il mercoledì un incontro nella residenza di un diplomatico statunitense con rappresentanti di gruppi controrivoluzionari.

“No alla Base di Guantanamo, No al bloqueo, No al terrore mediatico, Libertà per i Cinque”, “#DerechosdeCuba per la rivoluzione del popolo cubano che prosegua!!”, espressero i tuitteri, che scambiarono anche foto, video e musica cubana.

La ripresa dell’appello questo venerdì coincise con l’inizio della Guerra Necessaria, il 24 febbraio 1895, come la denominò il suo organizzatore, l’Eroe Nazionale Josè Martì, che morì in combattimento poco dopo aver approdato su territorio cubano, il 19 maggio di quell’anno. “Il Grido di Baire ieri; oggi il Grido in Twitter”, disse questa mattina un tuittero per ricordare le due date.

preso da www.cubadebate.cu

traduzione di Ida Garberi

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