Articoli su saharawi

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Brahim Gali avverte Antonio Guterres: l’attacco marocchino è un atto di aggressione premeditato da parte dello Stato occupante per interrompere gli sforzi dell’ONU

Brahim Gali

Il Presidente della Repubblica Araba Saharawi Democratica e Segretario Generale del Fronte POLISARIO, Brahim Ghali, ha inviato oggi una lettera urgente al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ed al Presidente del Consiglio di Sicurezza, ambasciatrice Inga Rhonda King, rappresentante permanente di Saint Vincent e Grenadine alle Nazioni Unite, informando loro del violento attacco di oggi da parte delle forze marocchine contro civili saharawi disarmati, che stavano manifestando pacificamente a Guerguerat, nel Sahara occidentale sudoccidentale.

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Cuba salva, sempre

coronavirus-disegni

I bambini, scevri da schemi e convenzioni sociali, con il loro linguaggio libero, spontaneo e sincero, possono sicuramente raccontarci e trasmetterci, da questa devastante esperienza della COVID-19, un messaggio positivo, che è quello della solidarietà, della fratellanza, dell’unione senza differenze di sesso, nazionalità, religione.

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Uno stato in esilio, il Saharawi, dove il deserto è il grande mare prosciugato (3)

Massimiliano Caligara (sx) e Claudio Cantù

Continuando il mio resoconto sulla “Missione 2020″ nei campi profughi saharawi in Algeria, in particolare ad Auserd, Rabuni, ma anche nei territori liberati, la mia voce nei campi, Federica Cresci, ha intervistato Massimiliano Caligara, presidente del Circolo Legambiente “Gli Amici del Lago-APS” e socio fondatore e consigliere di Città Visibili – ARCI, e Claudio Cantù (CISP, Comitato Italiano per lo Sviluppo dei Popoli e coordinatore progetti territori liberati della Rete di Solidarietà Italiana per il Popolo Saharawi) che hanno illustrato le iniziative che proseguono e ampliano il progetto “Acqua nel Deserto 2020”.

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Uno stato in esilio, il Saharawi, dove il deserto è il grande mare prosciugato (2)

medici-cubani

Continuando il mio resoconto sulla “Missione 2020″ nei campi profughi saharawi in Algeria, in particolare ad Auserd e Rabuni, la mia voce nei campi, Federica Cresci, ha intervistato Federico Mazzinghi, capo gruppo nei campi del Progetto Saharawi-Tor Vergata CittàVisibili. Dalla pagina del facebook del progetto possiamo conoscere che è un “progetto di collaborazione tra gli studenti del corso di laurea in Medicina&Chirurgia in lingua italiana ed inglese dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e la R.A.S.D. – Repubblica Araba Saharawi Democratica.

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Uno stato in esilio, il Saharawi, dove il deserto è il grande mare prosciugato (1)

saharawi

Non è la prima volta che scrivo del popolo Saharawi, che stimo e rispetto per la sua resistenza e resilienza in condizioni critiche, senza purtroppo aver conosciuto di persona la loro terra. Questa volta presto le mie parole ad una carissima amica, Federica Cresci, che ha fatto una bellissima esperienza partecipando al viaggio “Missione 2020″ dell’Associazione Città Visibili dell’ARCI di Campi Bisenzio, (che collabora con Ban Slout Larbi, il circolo Legambiente Gli Amici del Lago, militanti delle Pubbliche Assistenze, Clowncare M’illumino d’immenso Onlus e dell’Auser) che si occupa di adozioni e sostegno a distanza di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, tra i più poveri dei campi profughi nel deserto algerino, indicati dalle Autorità della R.A.S.D. (Repubblica Araba Saharawi Democratica).

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Moulud Yeslem: Un saharawi nato sotto le bombe di napalm nel deserto

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“Mi chiamo Mohamed Moulud Yeslem, sono un rifugiato saharawi che è nato in piena guerra nel Sahara, ho 40 anni, e faccio parte di un popolo che lotta per ottenere la sua indipendenza. Sono un artista, un pittore che crede che un pennello, è un arma di lotta, di libertà e di espressione; ed arriva più lontano dei missili, perché arriva ai cuori della gente, seminando vita.”

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Muri

Il Muro di Berlino era la notizia tutti i giorni. Dalla mattina alla notte leggevamo, vedevamo, ascoltavamo: il Muro della Vergogna, il Muro dell’Infamia, la Cortina di Ferro…Finalmente, quel muro, che meritava cadere, è caduto. Ma altri muri hanno germogliato, e continuano a germogliare, nel mondo. Benché siano molto più grandi di quello di Berlino, di loro si parla poco o nulla.