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Cos’è la COVID persistente?

Dr. Emilio Buchaca

Dr. Emilio Buchaca

Quanto abbiamo appreso in 17 mesi sul virus SARS-CoV-2, ma soprattutto sulla malattia che causa e che è diventata una pandemia: la COVID-19? Ogni volta che la comunità scientifica avanza con certezze, emergono nuove domande e nicchie di ricerca sul nuovo coronavirus – non più così nuovo – a dimostrazione che sono tante le domande senza risposta. Tuttavia, ci sono anche prove inconfutabili sulla pericolosità del virus e sulle sue conseguenze.

Ai milioni di infezioni e morti, alle ondate di reclusione, alle abitudini di vita alterate, si sono aggiunte le tracce che la pandemia ha lasciato nell’ordine fisico e psicologico. “COVID lunga”, persistente o COVID post-COVID, sono alcuni dei termini con cui gli esperti hanno iniziato a catalogare la sindrome che compare in un gran numero di persone, ed è caratterizzata dalla persistenza dei sintomi della COVID-19 settimane o mesi dopo che è stato contratto il virus.

Questi segni e sintomi possono anche ripresentarsi dopo un certo tempo, quando già sembravano scomparsi e gli specialisti avvertono che non sono sempre correlati al modo in cui le persone hanno affrontato la malattia all’inizio e possono verificarsi sia nei pazienti che hanno avuto sintomi lievi che in quelli con un decorso grave.

Le cosiddette “sequele” del virus sono tanto varie quanto preoccupanti. Sia negli studi internazionali che nei risultati delle ricerche nel paese, la gamma delle sintomatologie nei convalescenti spazia dalle alterazioni psicologiche, come ansia, depressione e disturbi dell’adattamento; astenia, cioè debolezza o affaticamento generale che rende difficile o impedisce a una persona di svolgere compiti che in condizioni normali svolgerebbe facilmente; sindrome da stanchezza cronica, con anche dolori muscolari. Allo stesso modo, il danno polmonare è segnalato in pazienti gravi e critici, seguito da danno renale e cardiovascolare. E si parla persino di postumi neurologici. Tutto questo nei pazienti adulti, nei giovani, ma anche nei bambini.

Tutto ciò è stato spiegato dal Dott.Emilio Buchaca a Cubadebate, specialista in medicina interna e vicedirettore dell’ospedale Hermanos Ameijeiras, a L’Avana.

Ha fatto riferimento a sintomi persistenti nel sistema respiratorio superiore come tosse (abbastanza frequente) e diminuzione della capacità respiratoria (dispnea), anche solo dopo piccoli sforzi, nelle prime settimane.

Da parte sua, il dottor Narciso Jiménez, specialista in medicina interna, di emergenza e intensivista, oltre che infettivologo presso l’Istituto di Medicina Tropicale Pedro Kourí (IPK) ha indicato che un progetto è stato sviluppato presso questo centro di ricerca per misurare l’impatto dell’infezione in coloro che sono stati ricoverati presso l’istituto.

Da luglio del 2020, hanno iniziato a effettuare consultazioni di follow-up con questi pazienti, con monitoraggio dopo otto settimane, poi a sei mesi e fino a 12 mesi.

In questo modo, hanno verificato che il 42% di questi pazienti ha sviluppato una sindrome dopo essersi ammalato e il 30% di quelli asintomatici presenta sintomi alcune settimane dopo la diagnosi.

Per mezzo della tomografia assiale computerizzata è stato scoperto che il 94,4% di questi pazienti convalescenti presenta qualche tipo di danno polmonare, ha aggiunto Jiménez.

Ha sottolineato di essere molto preoccupato per le sequele del sistema nervoso, perché sono le più frequenti.

Dal punto di vista immunologico, i risultati sono stati molto sorprendenti, poiché solo il 33,3% dei pazienti asintomatici aveva anticorpi che fornivano una copertura totale contro questo virus, rispetto al 92,6% di coloro che avevano presentato i sintomi.

La conclusione è stata che più il paziente è sintomatico, maggiore è il numero di anticorpi che avrà contro il virus, mentre l’asintomatico non è  molto protetto, ha detto lo specialista.

Come ha chiarito, l’immunità non sono solo gli anticorpi, poiché ci può anche essere una risposta cellulare, in modo che se l’individuo viene a contatto con il virus, queste cellule consentono la produzione di anticorpi.

“Questo spiegherebbe perché nessuno dei nostri convalescenti si è reinfettato”, ha detto.

Ognuno di loro viene sottoposto a PCR nelle visite di follow-up per avere evidenza che non si tratta di una reinfezione e tutti i sintomi presentati sono attribuibili a un’infezione post-COVID19.

da Cubadebate e Prensa Latina

traduzione di Ida Garberi

foto: Cubadebate

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