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Cosa ci aspetta dopo

Firenze CoronavirusNelle settimane scorse l’web abbondava di articoli e riflessioni sul fatto che dopo la fine della pandemia da corona virus il mondo sarebbe cambiato in meglio. Si ipotizzava una presa di coscienza collettiva sulla necessità di riformare o addirittura di cambiare modello economico. Riflessioni legittime ma, come ho già scritto, basate più sulla speranza che sulla realtà.

Sperare in fondo non costa niente.

Oggi che siamo di fronte alla fase 2 dell’epidemia ossia la riapertura parziale delle attività e la necessità di convivere comunque con il virus tutti coloro che si erano cimentati in ipotesi più o meno stravaganti sul dopo Covid 19 sono spariti. Non si trovano più articoli che fantasticavano sul cambio del sistema capitalistico attuale. Forse si sono accorti, in ritardo, che le loro supposizioni erano appunto solo supposizioni.

Mi piacerebbe leggere qualcuno di questi autori adesso dopo che nel migliore dei modi la situazione post corona virus non cambierà affatto. Se poi invece analizziamo i pochi segnali che in questi giorni sono arrivati ci accorgiamo che il bello deve ancora venire.

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro avverte che a causa del corona virus almeno 300 milioni di persone nel mondo perderanno il lavoro nei prossimi mesi. Se a questi lavoratori ufficiali aggiungiamo quelli informali la cifra potrebbe arrivare a un miliardo e 600 milioni di persone disoccupate.

In tutto il mondo sono a rischio circa 436 milioni di attività per le conseguenze della pandemia. Tra i settori più colpiti troviamo il commercio con circa 232 milioni di attività, 208 milioni di aziende manifatturiee, ristorazione ed alloggio 51 milioni di aziende ed altri settori con 43 milioni di imprese.

Una situazione esplosiva ma che conviene al grande capitale che da questa nuova disponibilità di manodopera non potrà che ottenere benefici. Una grande massa di lavoratori disposti a lavorare a qualunque prezzo per non morire di fame, soprattutto nei paesi sottosviluppati. Infatti in questi paesi molti lavoratori informali campano alla giornata e con le limitazioni della circolazione imposti per non propagare il virus si  trovano alla canna del gas.

La chiusura di molte piccole e medie aziende poi lascerà ampi spazi di mercato liberi che le grandi imprese e quelle multinazionali, toccate marginalmente dalla crisi, riempieranno in meno che si dica.

E’ notizia di alcuni giorni fa che 34 delle 170 persone più ricche al mondo dal 1’ gennaio al 10 aprile 2020 hanno  visto aumentare le proprie fortune. Secondo uno studio redatto dall’Institute for Policy Studies la crisi da corona virus non colpisce tutti allo stesso modo. Mentre molte persone nel mondo si trovano nella necessità di usufruire dei pacchi con il cibo fornito dalle associazioni di carità per mangiare Jeff Bezos, fondatore e proprietario di Amazon, nel periodo in questione ha rimpinguato il proprio salvadenaio con  25 miliardi di dollari aumentando così le già enormi ricchezze. Notiamo però che una buona parte dei dollari guadagnati sono rappresentati dalla vendita, prima che il mercato azionario crollasse, di parte delle azioni della sua società.

Avrà avuto un colpo di culo a non restare impantanato come i comuni mortali nel crollo della borsa o un uccellino gli ha dato il consiglio giusto?

Ma come detto non solo lui ha aumentato le proprie ricchezze, altri 34 Paperoni sono stati baciati dalla sorte del corona virus. Mai che succedesse a noi poveri mortali una botta di culo.

Ma anche in casa nostra i segnali di un cambiamento sono evidenti. Vittorio Colao, il leader della task force governativa per la fase 2 in Italia, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera conclude dicendo: … nei prossimi giorni sentiremo tutte le categorie. Siamo divisi in sei gruppi di lavoro, che coprono tutte le parti produttive e sociali: aziende, istruzione, turismo, cultura, famiglie, pubblica amministrazione… Abbiamo l’opportunità di fare in ognuno di questi campi cose che avrebbero richiesto molto più tempo. Mai lasciarsi sfuggire una crisi”.

E sicuramente non si faranno sfuggire neppure questa. Ricordo che dopo l’ultima crisi, quella del  2008,  per tentare di risanare i bilanci abbiamo svenduto di tutto e approvato la legge Fornero sulle pensioni, poi è arrivato il job act che ha precarizzato ancora di più il mercato del lavoro, tanto per citare due riforme. Nelle parole di Colao si legge anche un messaggio ben chiaro ovvero che grazie alla crisi sarà possibile far digerire alla popolazione tutte quelle riforme care al capitalismo che in una situazione normale sarebbe ben più difficile far ingoiare.

Gli uomini di Colao sono presenti in tutti i campi, aziende, istruzione, turismo, cultura, famiglie e pubblica amministrazione, quindi prepariamoci a vedere come cambierà il nostro capitalismo. Loro hanno messo i loro uomini nei posti giusti, coloro che fantasticavano un cambio del sistema attuale dove hanno messo i loro uomini?

Perché le rivoluzioni non si fanno con i discorsi. Per prima cosa almeno ci vorrebbe un partito che tuteli gli interessi dei più deboli e che appunto mettesse i propri uomini nei posti giusti per contrastare coloro che invece tutelano gli interessi della borghesia. Ogni rivoluzione che si rispetti ha sempre avuto alle spalle un partito che ha appoggiato con le sue strutture le giuste istanze della popolazione. Ma in Italia dove lo  troviamo un partito “rivoluzionario”? Non certo tra quelli di governo.
Ecco perché sono scettico sulla possibilità di un cambio del sistema anche se in cuor mio lo auspico con tutte le mie forze. Non vedo un partito che attualmente possa mettere insieme tutte le istanze di cambiamento. Ma poi davvero la maggioranza del popolo italiano e del mondo vuole cambiare questo sistema oppure ciò è solo un sogno utopistico di una piccola parte della popolazione?

Alla prossima puntata.

di Andrea Puccio

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