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Continuano le manifestazioni in un’altra giornata di mobilitazione in Cile

chileCon una protesta degli autotrasportatori, che ha causato congestioni serie del transito a Santiago del Cile, è cominciata un’altra giornata di mobilitazioni sociali esigendo cambiamenti al modello neoliberale in Cile.  

In vari punti della periferia della città, centinaia di camion, taxi, motociclisti e perfino auto private hanno realizzato in mattinata una protesta guidando lentamente i loro veicoli.

Il portavoce del movimento “No mas TAG”, Tomas Alarcon, ha segnalato tra le richieste fatte al governo, la riduzione dell’80% del costo dei TAG, sigle con le quali si denomina al meccanismo per il pagamento elettronico dei pedaggi nelle autostrade di Santiago, date in concessione ad imprese private.

Inoltre, reclamano l’eliminazione dei debiti col pagamento del TAG, che come affermano, ha prezzi abusivi che assorbono fino al 40% del loro salario.

Gli scioperanti assicurano che un pedaggio costa più che un litro di benzina o un chilogrammo di pane, ed alcuni affermano che devono pagare 200 mila pesos al mese (circa 280 dollari) per utilizzare autostrade che -aggiungono – non sono nelle migliori condizioni né offrono un’adeguata sicurezza.

Gli autotrasportatori chiedono inoltre la riduzione nel prezzo dei combustibili e perfino la rinuncia della ministra dei Trasporti, Gloria Hutt.

La protesta è stata assecondata da colleghi di altre città, tra queste Valparaiso, dove il ministro delle Finanze, Ignacio Briones, è rimasto bloccato col suo veicolo ufficiale in un gran sbarramento ed all’essere riconosciuto, è stato interpellato dagli scioperanti che gli hanno esatto misure per migliorare la situazione del settore.

Costanera Center, il maggiore centro commerciale della città, situato nella famosa Sanhattan, la zona dove radicano le sedi delle grandi aziende, è stato chiuso al pubblico e praticamente blindato con pareti di zinco, davanti all’annuncio di una manifestazione per il pomeriggio, che avrebbe avuto questo luogo come punto di concentrazione.

Mentre, nella Piazza Baquedano, centro nevralgico delle proteste, decine di persone si trovano dalla mattina inalberando bandiere e striscioni nei quali si reclama l’istituzione di un’Assemblea Costituente e migliori condizioni sociali che contribuiscano a ridurre le profonde disuguaglianze esistenti nel paese.

In questa giornata, inoltre, il presidente Sebastian Piñera ha annunciato, con uno spiegamento mediatico, la consegna di un disegno di legge per il Congresso per elevare di 50 mila pesos l’ingresso minimo mediante un sussidio del governo e col chiaro obiettivo di riappacificare il profondo malessere sociale imperante.

La misura, che beneficherebbe solo a quelli che hanno il salario minimo di 300 mila pesos e lavorano la giornata completa, è considerata insufficiente da economisti e sindacati.

Al rispetto, la Centrale Unitaria dei Lavoratori reclama un salario minimo di 500 mila pesos, affinché i lavoratori possano affrontare l’alto costo della vita in Cile, ed equiparare questa cifra alle pensioni, molte delle quali non arrivano a 100 mila pesos (circa 130 dollari).

da Prensa Latina

traduzione di Ida Garberi

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