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La situazione difficile delle famiglie ecuadoriane separate in Italia

Ricardo Patiño (secondo da sinistra) e Mario Zevola (terzo da sinistra) presidente del tribunale dei minorenni di Milano

Ricardo Patiño (secondo da sinistra) e Mario Zevola (terzo da sinistra) presidente del tribunale dei minorenni di Milano

Circa un centinaio di famiglie ecuadoriane emigranti in Italia affrontano conflitti per la custodia dei loro figli, una situazione che preoccupa Quito perché la casa è considerata l’ambiente ideale per la crescita e lo sviluppo dei minorenni.

Secondo le autorità, alcuni casi sono nella fase di monitoraggio da parte dei servizi sociali italiani, ed in altri i bambini sono già stati trasferiti in case di affidamento, mentre la giustizia è incaricata di processi per decidere se ritirare o no la tutela. Tuttavia, la situazione più grave è quella di alcuni bambini che sono già stati completamente separati dalle loro famiglie biologiche e dati in adozione ad italiani.

Questi giorni una delegazione ecuadoriana di alto livello guidata dal ministro degli Esteri Ricardo Patiño è nella nazione europea per valutare il problema con le autorità locali nelle province di Genova, Roma e Milano, dove è concentrato il fenomeno.

Il ministro ha tenuto una conferenza stampa in cui ha spiegato che dopo aver condotto uno studio dei casi, sono stati scoperti diversi errori procedurali che agiscono contro le famiglie ecuadoriane.

Tra questi ha ricordato che la povertà ha impedito a questi nuclei famigliari di accedere ad una difesa legale, per le barriere linguistiche alcuni genitori hanno firmato documenti senza prima aver capito il loro contenuto, e le corti di solito non tengono conto delle differenze culturali.

Inoltre, i processi giudiziari possono durare diversi anni in cui i bambini rimangono in case di affidamento, in una situazione d’incertezza prolungata per troppo tempo.

Un fattore evidenziato da Patiño è quello che “la povertà è stata punita”, perché a molte famiglie hanno tolto la custodia dei loro figli perché non hanno i mezzi di sostentamento per mantenerli, senza ricorrere a qualche modo di aiuto, come dettato dalla legge italiana.

“Se a una madre strappiamo suo figlio, è molto probabile che sviluppi disturbi psicologici”, ha detto.

In questo contesto, sono evidenziate le linee guida delle Nazioni Unite sulla questione che sono il contrario di quello che è successo in Italia con gli emigranti ecuadoriani.

L’ONU afferma che la famiglia è l’ambiente naturale per la crescita dei bambini e gli sforzi degli stati dovrebbero cercare di sostenere le famiglie nel loro ruolo di guida.

Secondo la Vice Ministra della Mobilità Umana dell’Ecuador, Maria Landazuri, finora con la consulenza legale fornita da Quito sono stati risolti positivamente 14 casi a Genova, 17 a Milano e due a Roma

“Lo stato ecuadoriano difenderà i nostri connazionali ed i nostri bambini in tutte le istanze legali dove sarà necessario, in Italia ed all’estero, ed assumerà le più gravi conseguenze per difendere l’unità familiare”, ha detto la funzionaria.

Alla conferenza stampa offerta dal paese europeo, Patiño si è lamentato del fatto che il suo omologo italiano Paolo Gentiloni non ha avuto spazio nell’ordine del giorno per riceverlo ed affrontare il problema.

da Prensa Latina

traduzione di Ida Garberi

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