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Renè è già solo un patriota cubano

Da ieri alle 2:00 pm Renè Gonzalez Sewherert è solo un patriota cubano. A quell’ora ha ricevuto nell’Ufficio di Interessi degli Stati Uniti a L’Avana il documento che certifica la sua rinuncia alla cittadinanza nordamericana. Così ha detto Renè in una conferenza stampa nel Centro di Stampa Internazionale la mattina di questo venerdì.

Ora, Renè Gonzalez, che ha sofferto 13 anni di cattività nelle carceri nordamericane e da ottobre del 2011 si trova sotto il regime di libertà vigilata, potrebbe compiere il resto della sentenza nella sua patria, insieme ai suoi parenti, senza necessità di ritornare negli Stati Uniti.

A dispetto di ciò ed all’allegria di vivere i suoi ultimi giorni a L’Avana, l’Eroe della Repubblica di Cuba non si considera libero, né formalmente, né spiritualmente.

“La giudice ha ceduto a beneficio della nostra petizione di rinuncia, ma ancora manca che si modifichi la libertà vigilata, per questo dico che non mi sento ancora libero. La giudice deve tornare a pronunciarsi, benché i miei avvocati considerino che la  conclusione deve essere positiva.

“E, anche, perché non sarò libero fino a che i miei quattro fratelli, gli eroi Antonio, Fernando, Ramon e Gerardo, stiano qui con noi”, ha detto Gonzalez Sehwerert.

“Lotto per la nostra causa, da qualunque trincea; bisogna continuare a divulgare questa ingiustizia e, soprattutto, diffonderla nell’opinione pubblica degli Stati Uniti”, ha precisato.

Alla domanda se la giudice Joan A. Lenard ha un termine per emettere una sentenza, ha risposto che il suo avvocato deve fare una notizia di status ed, a partire da questo momento, bisogna solo aspettare la decisione legale.

Renè ha affermato, inoltre, che non sente nessuna felicità per rinunciare alla sua cittadinanza. La sua decisione, come ha affermato, si deve a due ragioni primordiali. Una, perché la sua libertà a Miami era una specie di reclusione, forzata dalle circostanze, in una “gabbia d’oro”, senza garanzie per la sua integrità fisica e morale.

Due, e lo ha sottolineato come la più importante, dovuto alla necessità di cercare di recuperare gli anni che lo hanno separato da sua moglie e figlie. “Questa era una priorità nella mia vita”, ha sottolineato al riguardo.

Dopo aver precisato che nel suo caso non c’è stato un gesto umanitario della giustizia nordamericana, “tutto il contrario”, Renè Gonzalez ha fatto una parentesi nella sua comparizione per ringraziare il popolo cubano.

“L’affetto della gente si manifesta in modo incredibile, è qualcosa molto sorprendente. Non credo di meritare tanto, ma questa mia Cuba ha un popolo generoso che mi ha commosso”, ha detto visibilmente scosso.

Infine, ha voluto separare il caso di Alan Gross dalla Causa dei Cinque, ha chiesto valore e sensatezza all’amministrazione degli Stati Uniti per sedersi a trattare i suoi rapporti con Cuba, e di spiegare il trattamento dei mezzi di diffusione nordamericani del caso, dal 1998.

Renè Gonzalez ha salutato i presenti con la lettura della lettera che gli ha inviato Gerardo Hernandez Nordelo e che è stata pubblicata ieri sera su Cubadebate.

preso da www.cubadebate.cu

traduzione di Ida Garberi

foto di Ladyrene Perez

2 Commenti

Commento all'articolo
  1. facchinaggio / conteudo.marista.edu.br/index.php?title=Spiegato_perch

    Ottimo, articolo davvero interessante, era proprio quello che cercavo! Grazie per lo spunto!

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