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Correa: La sfida è convertire il cambiamento in uno stato irreversibile

Il rieletto Presidente dell’Ecuador con un’opprimente maggioranza del voto popolare, Rafael Correa, ha considerato che la sua maggiore sfida per i prossimi quattro anni sarà trasformare in maniera irreversibile il cambiamento nelle relazioni di potere, fatto dalla Rivoluzione Cittadina.

In risposta ad una domanda di Prensa Latina, nella sua prima conferenza stampa dopo essere cosciente della sua vittoria, grazie ai dati di cinque inchieste “a bocca di urna”, Correa ha affermato che in questa sfida c’è la chiave dello sviluppo.

Per questo motivo l’America Latina non si sviluppava, nonostante avesse tutto, avesse le ricchezze naturali, avesse una civiltà prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo, ha spiegato il leader del governante Movimento Alleanza Paese, dopo incolpare di “questo ritardo le elite che ci hanno governato”.

Queste elite escludenti, ha affermato, hanno sempre diretto i nostri stati in funzione dei loro interessi e non di quelli delle grandi maggioranze.

Allora, ha sottolineato, la grande sfida è rendere irreversibile questo cambiamento di poteri in funzione degli esseri umani, delle grandi maggioranze e non dei gruppi de facto, per questo bisogna raggiungere l’implementazione della Costituzione.

Nella lotta contro la povertà per ottenere il Buon Vivere, ha puntualizzato, dobbiamo continuare a fare la stessa cosa: buone politiche economiche, proteggere quello che è nostro, dare impiego, recuperare le nostre risorse naturali e dare priorità al debito sociale rispetto al debito estero.

“Però dobbiamo farlo con una parola che è spesso dimenticata dalla sinistra: efficienza, cioè con un’adeguata crescita economica e con la distribuzione della ricchezza, per diminuire la povertà e le disuguaglianze.

“Modestia a parte”, ha commentato, “voglio dirvi che siamo, secondo la Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’America Latina (CEPAL), il paese che più riduce la povertà e la disuguaglianza nella Nostra America”.

Ha elogiato il prossimo Piano di Governo 2013-2017 come il migliore nella storia del paese, con 10 assi e 35 proposte, dove si possono trovare le risposte a tutte le domande sulla proiezione di sviluppo e sradicamento della povertà.

Nella campagna elettorale, ha ricordato, la stampa allineata con i poteri de facto criticava tutti i giorni i sussidi ma non ha mai messo in chiaro che i due più grandi sussidi della storia nazionale non sono stati dati ai poveri, bensì ai ricchi.

Questi sono stati, ha precisato, la “sucretizzazione” del 1983 ed il salvataggio bancario del 1999, e questa assegnazione di risorse rifletteva chi comandava nel paese, a differenza di oggi, quando si sono assegnate le risorse durante i sei anni di Rivoluzione a quelli che comandano, cioè ai cittadini e non al capitale.

con informazioni di Prensa Latina

traduzione di Ida Garberi

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