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FARC-EP: la bandiera della pace è nostra

Comandanti delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo (FARC-EP) hanno affermato oggi in un’intervista che lasceranno le armi quando perderanno la loro ragione di essere.

Rispondendo in collettivo ad un questionario via elettronica da L’Avana al quotidiano ecuadoriano El Telegrafo, Ivan Marquez, Ricardo Tellez, Jesus Santrich, Marcos Calarcà ed Andres Paris sono stati d’accordo che dalle origini, questi gruppi hanno esposto soluzioni differenti alla guerra.

La bandiera della pace è nostra, hanno assicurato al quotidiano, a cui hanno detto inoltre, che questa è parte della loro linea politica e per questo esiste unanimità nell’anticipare i dialoghi col governo in questo processo che appena comincia.

Secondo gli alti comandi della guerriglia colombiana, ogni punto dell’agenda contempla alcuni sub-punti che bisognerà sviluppare con creatività per continuare a trovare formule di accordi che devono cominciare a plasmarsi nella vita pratica della società colombiana.

Se nella vidimazione ed implementazione degli accordi si vanno ottenendo risultati concreti, si transiterà verso un paese che attacca le cause che hanno dato origine al conflitto; sicuramente questo renderà non necessario l’uso delle armi che abbiamo impugnato legittimamente fino al momento, hanno affermato.

Esponendo i loro punti di vista, hanno assicurato che la guerra non è stata mai uno scopo per i guerriglieri e le guerrigliere delle FARC-EP, pertanto, se smettono di esistere le cause che hanno fatto gridare le armi, queste taceranno e non avranno nessuna utilità.

Rispetto a se considerano ancora la lotta armata come una scelta militare e politica, mentre nella maggioranza dei paesi sud-americani si stanno svolgendo altri processi politici considerati progressisti, hanno segnalato che i popoli hanno il diritto di lottare per i loro interessi e contro coloro che usurpano i loro diritti e le loro ricchezze.

La forma di lotta è la decisione di ogni popolo, consultando le realtà che vive, e le FARC-EP non sono specificamente i difensori della lotta armata, perché questo non sorge per decreto, ma ubbidisce a fattori molto specifici, diversi in ogni società, hanno osservato.

“Come rivoluzionari, ci solidarizziamo con tutte le lotte dei poveri della terra”, hanno affermato i comandanti al quotidiano della stampa nazionale ecuadoriana.

Come hanno esposto, in Colombia non si permette di fare politica, e così lo conferma il carattere violento, assassino e sanguinario delle elite nazionali, piegate alle politiche del Pentagono (uno Stato violento che utilizza il terrorismo come metodo preferito di dominazione).

D’altra parte, hanno detto, esiste una lunga lista di altri fattori che fanno della Colombia terra fertile per l’espressione armata della lotta, senza andare tanto lontano, la disuguaglianza sociale, ed hanno aggiunto: il nostro paese occupa vergognosamente il quarto posto nella lista a livello mondiale.

“E che cosa dire della corruzione?”, si sono chiesti, ed hanno argomentato che i governanti di questo paese sono dentro fino al midollo in commerci sporchi, non rispettano nessuna norma morale, molto meno un ruolo etico, mentre colui che dissente dal sistema e dalle sue politiche si converte automaticamente in un obiettivo militare.

Hanno manifestato che in altri paesi della Patria Grande latinoamericana esistono processi con governi che rappresentano gli interessi popolari, realtà che, a loro giudizio, hanno influenzato positivamente su questo nuovo tentativo di uscita dialogata al conflitto in Colombia.

con informazioni di Prensa Latina

traduzione di Ida Garberi

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