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Discorso del presidente Raul Castro a Rio+20: Abbandoniamo le giustificazioni e l’egoismo e cerchiamo soluzioni

Momento in cui Raul si incammina al podio per offrire il suo discorso in Rio+20, questo giovedì 21 giugno 2012. Foto: Victor R. Caivano / AP

Momento in cui Raul si incammina al podio per offrire il suo discorso in Rio+20, questo giovedì 21 giugno 2012. Foto: Victor R. Caivano / AP

Discorso pronunciato dal Generale dell’Esercito Raul Castro Ruz, Presidente del Consiglio di Stato e dei Ministri, nel Vertice Rio+20, a Rio de Janeiro, Brasile, il 21 giugno di 2012, “Anno 54 della Rivoluzione.”

Sig.ra. Presidentessa del Brasile, Dilma Rousseff:

Sig.. Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon:

Eccellenze:

20 anni fa, il 12 giugno 1992, in questo stesso recinto, il leader della Rivoluzione cubana Fidel Castro Ruz espresse, e cito: “Un’importante specie biologica è a rischio di estinzione per la rapida e progressiva scomparsa delle sue condizioni naturali di vita: l’uomo”.

Quello che si poteva considerare come allarmista, costituisce oggi una realtà irrefutabile. L’incapacità di trasformare i modelli di produzione e di consumo insostenibili è un attentato contro gli equilibri e la rigenerazione dei meccanismi naturali che sostentano le forme di vita nel pianeta.

Gli effetti non si possono occultare. Le specie si estinguono ad una velocità cento volte più rapida di quella indicata nei registri fossili; più di cinque milioni di ettari di boschi si perdono ogni anno e circa il 60% degli ecosistemi sono degradati.

Nonostante la Convenzione delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico abbia rappresentato un archetipo, le emissioni di biossido di carbonio si incrementarono del 38% tra il 1990 ed il 2009. Adesso ci stiamo movendo verso un aumento della temperatura globale che metterà a rischio, l’integrità e l’esistenza fisica di numerosi stati insulari in via di sviluppo e produrrà gravi conseguenze nei paesi dell’Africa, Asia ed America Latina.

Un profondo e dettagliato studio realizzato durante gli ultimi cinque anni dalle nostre istituzioni scientifiche, coincide fondamentalmente con i documenti del Pannello Intergovernamentale Sul Cambio Climatico e conferma che il presente secolo, se si mantengono le attuali tendenze, si produrrà una graduale e considerabile elevazione del livello medio del mare nell’arcipelago cubano. Questa previsione include l’intensificazione degli eventi meteorologici estremi, come i cicloni tropicali, e l’aumento della salinizzazione delle acque sotterranee. Tutto ciò avrà serie conseguenze, specialmente sulle nostre coste; per questo, abbiamo iniziato l’adozione delle misure corrispondenti.

Questo fenomeno avrà, allo stesso modo, forti implicazioni geografiche, demografiche ed economiche per le isole dei Caraibi che, inoltre, devono affrontare le inequità di un sistema economico internazionale che esclude i più piccoli e vulnerabili.

La paralisi delle negoziazioni e la mancanza di un accordo che permetta di fermare il cambio climatico globale sono un nitido riflesso della mancanza di volontà politica e l’incapacità dei paesi sviluppati di agire conformi agli obblighi che derivano dalla loro responsabilità storica e la loro posizione attuale.

Questo si è evidenziato in questa riunione, nonostante lo straordinario sforzo che ha fatto il Brasile, che ringraziamo.

Si incrementa la povertà, cresce la fame e la denutrizione ed aumenta la disuguaglianza, aggravata nelle ultime decadi dalle conseguenze del neoliberalismo.

Durante questi venti anni, si sono lanciate guerre di nuovo tipo, concentrate nella conquista di fonti energetiche, come quella scoppiata nel 2003 col pretesto delle armi di sterminio di massa, che non sono mai esistite, e quella che recentemente si è prodotta nel Nord Africa. Alle aggressioni che ora sembrano continuare contro paesi del Medio Oriente, se ne aggiungeranno altre, col fine di controllare l’accesso all’acqua ed alle altre risorse in via di esaurimento. Si deve denunciare che tentare una nuova ripartizione del mondo, genererà una spirale di conflitti di incalcolabili conseguenze per un pianeta già gravemente insicuro.

La spesa militare totale è cresciuta in queste due decadi all’astronomica cifra di 1,74 milioni di milioni di dollari, quasi il doppio che nel 1992, fatto che trascina alla corsa militarista altri stati che si sentono minacciati. A due decenni dalla fine della Guerra Fredda, contro chi si useranno queste armi?

Lasciamo indietro le giustificazioni e gli egoismi e cerchiamo soluzioni. Questa volta, tutti, assolutamente tutti, pagheremo le conseguenze del cambio climatico. I governi dei paesi industrializzati che agiscono in questo modo non dovrebbero commettere il grave errore di credere che potranno sopravvivere un po’ di più approfittando di noi. Sarebbero incontenibili le ondate di milioni di persone affamate e disperate del Sud verso il Nord e la ribellione dei paesi davanti a tanta indolenza ed ingiustizia. Nessun egemonismo sarà allora possibile. Cessi il saccheggio, si sospenda la guerra, avanziamo verso il disarmo e distruggiamo gli arsenali nucleari.

Siamo spinti da un cambiamento trascendentale. L’unica alternativa è costruire una società più giusta, stabilire un ordine internazionale più equo, basato sul rispetto al diritto di tutti; assicurare lo sviluppo sostenibile delle nazioni, specialmente del Sud, e mettere gli sviluppi della scienza e della tecnologia al servizio della salvazione del pianeta e della dignità umana.

Cuba aspira a che si imponga la sensatezza e l’intelligenza umana sull’irrazionalità e la barbarie.

Molte grazie.

traduzione di Ida Garberi

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