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Articoli su golpe di stato
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“Restituiremo dignità e libertà al popolo boliviano”, dice Evo Morales dopo la vittoria di Luis Arce alle elezioni
L’ex presidente Evo Morales ha sottolineato questo lunedì che, con il trionfo di Luis Arce alle elezioni presidenziali in Bolivia, tenutesi questa domenica, restituiranno “dignità e libertà al popolo boliviano”. “Siamo tornati a milioni”, ha sottolineato il presidente durante una conferenza stampa da Buenos Aires, dove si trova dal dicembre dello scorso anno, dopo il golpe di stato contro di lui.
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The Washington Post: non c’è stata frode elettorale in Bolivia in ottobre del 2019
The Washington Post ha pubblicato questo giovedì un’investigazione che conferma che non esistono evidenze di frode nelle elezioni del 20 ottobre 2019 in Bolivia: “La nostra investigazione non ha trovato nessuna ragione per sospettare una frode”. “Come specialisti in integrità elettorale, troviamo che l’evidenza statistica non appoggia la denuncia di frode nelle elezioni di ottobre in Bolivia”, affermano John Curiel e Jack Williams, esperti del Laboratorio di Scienza e Dati Elettorali del Massachusetts Institute of Technology (MIT), nell’articolo apparso nella sezione di politica del quotidiano statunitense.
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Il governo de facto boliviano espelle l’ambasciatrice del Messico e diplomatici spagnoli
Tensioni diplomatiche in Bolivia. Il governo ad interim espelle María Teresa Mercado, ambasciatrice del Messico, Cristina Borreguero, la console di Spagna e altri diplomatici, per aver dato rifugio a personalità vicine a Evo Morales. Il governo spagnolo che fino ad ora aveva mantenuto un atteggiamento di somma cautela, ha deciso di rispondere in reciprocità al gesto ostile del governo de facto della Bolivia con l’espulsione di tre funzionari dalla sua Ambasciata a Madrid che dovranno uscire dalla Spagna in 72 ore.
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Da Harvard a Cambridge. Oltre 100 esperti smentiscono ogni broglio elettorale in Bolivia
Evo Morales è il presidente legittimo. Il resto è narrazione golpista. “Chiediamo che le istituzioni e i processi democratici della Bolivia siano rispettati”. Recita così il manifesto firmato da oltre 100 esperti internazionali in economia e statistica, che fanno “un appello all’OSA affinché ritiri le sue dichiarazioni fuorvianti sulle elezioni, che hanno contribuito al conflitto politico e sono state una delle ‘giustificazioni’ più utilizzate per portare a compimento il colpo di Stato militare”.
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Presentano relazione che rivela i piani per abbattere Evo Morales
Il Centro Strategico Latinoamericano di Geopolitica ha pubblicato la relazione degli Stati Uniti e la costruzione del golpe contro Bolivia, dove si parla degli interessi relazionati con Washington, che hanno lavorato per abbattere l’ex presidente Evo Morales. Tra i temi che si abbordano in questa analisi si trovano perfino i mezzi di comunicazione boliviani, statunitensi ed europei che hanno denunciato la frode nelle elezioni generali del 20 ottobre, prima di terminare il conteggio, e dove accusavano Morales di essere un dittatore.
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I “punti verdi” che governano Bolivia
Il 10 novembre, Evo Morales ha annunciato la sua rinuncia forzata alla presidenza del paese dopo che l’esercito gli “suggerisse” di andarsene. In seguito, il golpe di stato accadde e Morales si è esiliato in Messico mentre la senatrice oppositrice Jeanine Añez si è auto-proclamata presidentessa immaginaria in una sessione del Parlamento senza quorum. Il capo dell’esercito Williams Kaliman, si è incaricato di collocarle la banda presidenziale.
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Bolivia, il generale golpista Kaliman fugge negli USA con un milione di dollari
Il generale golpista che chiese le dimissioni del Presidente Evo Morales, Williams Kaliman, è fuggito negli Stati Uniti con un milione di dollari dato dall’incaricato d’affari dell’ambasciata yankee in Bolivia. Appena 72 ore dopo il colpo di Stato Williams Kaliman se ne andava negli Stati Uniti senza sapere esattamente quale Stato l’avrebbe nascosto dopo aver preso un milione di dollari. Bruce Williamson, incaricato d’affari dell’ambasciata degli Stati Uniti a La Paz aveva consegnato un milione di dollari a ciascun capo militare e cinquecentomila a ciascun capo della polizia.
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Bolivia non si arrende!
Comincio queste righe, questo sentire bolivariano, con le parole del nostro Comandante Eterno, quando la destra boliviana iniziava la campagna di destabilizzazione contro il governo popolare e democratico del presidente Evo Morales. Questo è successo tredici anni fa, ai tempi della nascente rivoluzione nel paese fratello. Già da allora, l’oligarchia patrocinata dagli USA cospirava per abbattere il progetto di liberazione indigenista in Bolivia, timorosi di perdere i loro privilegi in una nazione con abbondanti risorse minerarie che sono state, durante decadi di obbrobrio, sfruttate unicamente per arricchire le classi poderose, piagando la popolazione di fame, miseria e discriminazione.
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Creano più di 4000 account in Twitter per legittimare il golpe di Stato contro Evo Morales
I difensori del golpe di Stato in Bolivia hanno cercato di lavare il volto al nuovo regime nelle reti sociali. Come parte di una campagna che cerca di legittimare la destituzione del presidente Evo Morales, si è scoperto che, nell’ultimo paio di giorni, hanno creato più di 4000 account nuovi che, senza avere quasi nessun followers, hanno operato in Twitter per installare l’hashtag #BoliviaNoHayGolpe.
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Senza quorum, Jeanine Añez si dichiara presidentessa di Bolivia
Senza contare sul quorum necessario, la senatrice di opposizione Jeanine Añez ha assunto oggi la presidenza della Camera Alta e si è dichiarata presidentessa interina di Bolivia, dopo il golpe di stato ad Evo Morales. Ma il gruppo del Movimento Al Socialismo (MAS) non era presente nella sessione, perché hanno chiesto garanzie per assistere, con lo scopo di lavorare in un’uscita costituzionale. Su molti di loro pesano minacce di morte ed altri non sono arrivati per i blocchi delle strade.