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La conquista dei diritti: due uguali sono una coppia

matrimonio-igualitarioLa proposta di approvazione del matrimonio ugualitario ha portato più di un confronto nella sfera pubblica cubana, dalle reti sociali fino a semplici conversazioni in un autobus; e preoccupa il fatto che le discussioni si restringano praticamente solo all’Articolo 68 del progetto di quella che sarà la prossima Magna Carta.  

Il matrimonio ugualitario (omosessuale o gay in altre parti del mondo) non è un tema endemico, dato che si è discusso, e posteriormente approvato o negato in vari paesi. Magari un rapido sguardo della condotta internazionale ci riveli alcune piste del problema in questione.

Quasi cinque anni fa il presidente dell’Uganda, Yoweri Museveni, ha affermato di trovarsi in un dilemma etico con connotazioni biologiche ed antropologiche. Giusto prima di approvare un “legge contro l’omosessualità”, il mandatario si chiedeva se era giusto o no punire l’omosessualità, se questa era determinata da fattori biologici, cioè, che non era eleggibile a dispetto di quanto detto sull’orientazione sessuale e sulla sua natura soggettiva ed individuale.

Davanti al pericolo che significava l’approvazione di questa legge, un gruppo di esperti del tema si è dedicato a trovare una risposta scientifica al dubbio di Museveni. I risultati sono stati interessanti, in quanto alle differenze tra uomini e donne quando assumono la sessualità da un punto di vista fisiologico, però, non sono stati definitivi. La legge è stata approvata ma la corte costituzionale l’ha abrogata.

Disgraziatamente, esistono paesi dove essere gay risulta un delitto grave che è sanzionato con le più dure pene. La storia di questa discriminazione, come quella di tutte le ghettizzazioni, è triste e remota. C’è chi ha voluto trovare nell’omosessualità una malattia curabile, o una violazione dell’ordine naturale o divino. I tabù al riguardo continuano ad essere molti, nonostante, a poco a poco la conquista del diritto al matrimonio ugualitario si è via via materializzata negli ultimi 30 anni.

Esistono attualmente 26 paesi che permettono il matrimonio tra persone dello stesso sesso, benché solo in 23 di questi lo considerino legale in tutto il loro territorio. La prima nazione ad accettarlo sono stati i Paesi Bassi, dove si è discusso il tema dal 1995 fino a che nel 2001 si è approvato come legge. Belgio ha seguito questi passi due anni dopo, iniziando tutto un movimento internazionale in appoggio a questo diritto.

In America latina la legge è stata approvata in Argentina, Brasile, Colombia, Portorico ed Uruguay. Da parte sua, Costa Rica si trova in una tappa di tempo di sospensione parlamentare per approvare la legislazione.
Tutti questi processi si sono sviluppati di fronte a poderosi ostacoli e costanti inciampi. Per esempio, in Spagna ed Argentina (dove si è legalizzato il matrimonio gay nel 2005 e nel 2010, rispettivamente), la lotta per questo diritto ha resistito fortemente al pensiero conservatore di certi settori sociali, soprattutto religiosi.

Di fronte a quello che sta succedendo a Cuba bisogna capire che se le conquiste come la libertà di espressione o di religione, sono diritti fondamentali, anche il matrimonio ugualitario lo è. Come abbiamo sempre difeso, i diritti sono l’espressione del cambiamento sociale di un’epoca determinata. Ogni nuovo momento storico porta con sé il riconoscimento di nuovi diritti e garanzie alle libertà.

Capiamo che è legittimo essere in disaccordo col matrimonio ugualitario ed esprimerlo liberamente. Ma capiamo anche che opporsi significa non permettere il libero arbitrio e, soprattutto, l’amore. È necessario ritornare a quella parte senza tempo del pensiero di Josè Martì per ricordare che “quello che ha un diritto non può, con questo, violare l’altrui per mantenere il suo.”

di Dario Alejandro Alemán

da ACN

traduzione di Ida Garberi

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