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Siria ed il mese sacro del Ramadan

Il 27 maggio, Siria è entrata nel sesto anno di celebrazione del mese sacro musulmano del Ramadan, una chiara dimostrazione che le basi confessionali sono solo un pretesto per distruggere una nazione.  

Gli argomenti pervertiti che minoranze alawite -una fazione dell’Islam sciita – governano un paese di maggioranza sunnita, sono respinti da una realtà di tolleranza religiosa, quasi inesistente nei paesi che promuovono la guerra contro Siria.

Moschee di confessione sunnita o sciita, le loro tradizionali cerimonie per il mese sacro musulmano, hanno avuto in questi sei anni di terribile e spaventosa guerra tutte le agevolazioni, senza repressione, limitazioni o seguaci fanatici.

Drusi, cristiani di diverse tendenze ed altre minoranze confessionali rispettano ogni cerimonia, la preghiera quotidiana, l’affanno di convivere in pace e la solidarietà umana al di sopra di errori e vittorie.

Contro Siria si mossero dagli ultimi mesi del 2011, migliaia di milioni di dollari per la promozione del cammino verso la presunta vendetta e per perpetuare la guerra ed il terrore su presunti precetti religiosi strapieni di fanatismo ed estremismo.

L’attacco mediatico con questo obiettivo fu incoraggiato ed esacerbato da più di 120 canali di televisione via satellite attraverso il Qatar con la catena Al Jazeera, centri di trasmissione in Arabia Saudita ed un’evidente parzialità informativa dagli Stati Uniti e dall’Europa Occidentale.

Wahhabiti, salafiti e jihadisti, tra gli altri estremisti radicali musulmani, sono risultati essere l’eco di un particolareggiato lavoro dei servizi di intelligenza occidentali chiaramente coordinato da Langley, in Virginia, cioè dalla CIA.

Non è una teoria in più di cospirazione immaginaria, perché il Mossad israeliano, la MIT turca, il Al Mukhabarat saudita, ed i suoi colleghi del MI6 britannico o francese, sono stati e sono anche adesso ben attivi in regioni siriane ed in chiaro appoggio logistico alle organizzazioni terroriste.

Questo vero “Asse del male” ignora assolutamente la tolleranza in Siria per la professione delle religioni, ed occulta che i veri obiettivi sono i vasti giacimenti di gas e petrolio, o le comprovate riserve di fosfati nel deserto al nord della provincia di Aleppo.

Al rispetto, esistono antecedenti o “secreti” pubblicamente divulgati come lo studio della Washington Institute for Near East Policy, che afferma che nel bacino del Mediterraneo esistono favolose riserve di gas ed in Siria ci sono i più importanti.

Tali criteri sono basati in che “l’appetito mondiale” per questa fonte energetica deve rappresentare tra l’attuale anno ed il 2021, un investimento globale di 284 mila milioni di dollari, 50% in più che nei cinque anni anteriori, secondo la consulente energetica statunitense Douglas Westwood.

Rivelazioni come quelle di WikiLeaks segnalano che l’intromissione in Siria è stata pianificata fin dal 2006, e si concretò a partire dalla fine del 2011 in una diabolica associazione Washington, Ryad, Ankara e Doha per esacerbare il settario confronto sunniti-sciti e smembrare questa nazione del Levante.

Tutto fu ed è parallelo ad un’estesa copertura mediatica delle grandi corporazioni che caratterizza una presunta battaglia per la democrazia sequestrata da supposti interessi settari tra sunniti e sciiti, fondamentalmente.

Il recente viaggio del presidente statunitense, Donald Trump, in un percorso apertamente distorto che l’ha portato in Arabia Saudita, Israele e Vaticano, è stato essenzialmente, un’apparente espressione di nuova proiezione politica con un fondo evidentemente economico: armi per la guerra in cambio di petrodollaro.

Non è neanche una coincidenza, “esageratamente tergiversata” che i gruppi terroristi occupino a ferro e fuoco precisamente la rotta che comprendeva la linea del gasdotto proposto dagli Stati Uniti e Qatar nell’anno 2009 e che il presidente siriano, Bashar Al Assad, ha respinto per un criterio di difesa della sovranità nazionale di fronte all’affanno interventista delle grandi potenze occidentali e dei loro alleati nella regione del Medio Oriente.

A tutto questo, si unisce l’impavido atteggiamento della Lega Araba, con sempre meno criteri sulla disunione e sulla scomparsa sociale, culturale e politica di una regione che abbraccia 22 nazioni, con più di 330 milioni di abitanti e circa 12 milioni di chilometri quadrati.

Tutta la retorica sensazionalista, caratterizzata inoltre da una loquacità assurda e senza contenuto, potrebbe rinchiudersi in alcune delle frasi pronunciate da Trump nella capitale saudita: “I responsabili religiosi devono sapere con assoluta chiarezza che la crudeltà non produrrà nessun tipo di gloria, la devozione al male non c’apporterà nessun tipo di dignità. Se scegliete il cammino verso il terrore, la vostra vita sarà vuota, la vostra vita sarà breve e la vostra anima finirà per essere condannata”.

Questo disinteresse per la verità, con un’elevata dose di cinismo, emargina dai discorsi la terribile realtà in Siria, dove in sei anni di guerra imposta morirono o furono feriti e mutilati più di 500 mila persone di qualsiasi tendenza religiosa ed ad un costo che significa più di 200 mila milioni di dollari di perdite per l’economia del paese.

Pochi, molto pochi, possono indovinare nel decorso o dopo il Ramadan in Siria, se li aspetta la pace od il terrore.

da Prensa Latina

traduzione di Ida Garberi

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