Lo chiamarono Cassius Clay: si chiama Mohamed Alì, per nome eletto.
Lo fecero cristiano: diventa musulmano, per fede scelta.
L’obbligarono a difendersi: attacca come nessuno, feroce e veloce, carro armato leggero, piuma demolitrice, indistruttibile padrone della corona mondiale.
Gli dissero che un buon pugile lascia la lotta sul ring: lui dice che il vero ring è l’altro, dove un nero trionfante lotta per i neri vinti, per quelli che mangiano avanzi della cucina.
Gli consigliarono discrezione: da allora grida. Gli intervennero il telefono: da allora grida anche per telefono.
Gli misero l’uniforme per inviarlo alla guerra del Vietnam: si toglie l’uniforme e grida che non andrà, perché non ha niente contro i vietnamiti che non hanno fatto niente di male contro di lui o contro ad un altro nero nordamericano.
Gli tolsero il titolo mondiale, gli proibirono di fare pugilato, lo condannarono al carcere e gli hanno dato una multa: gridando, ringrazia per questi elogi alla sua dignità umana.
(En Memoria del Fuego III: El Siglo del Viento)
di Eduardo Galeano
traduzione di Ida Garberi