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La morte del bambino siriano Aylan Kurdi è uno schiaffo all’Umanità

La foto del bambino siriano Aylan Kurdi, senza vita sulla sabbia di una spiaggia turca, schiocca come una frusta sulla coscienza di un’Europa ipocrita e silenziosa, che nega protezione alle sue proprie vittime.  

Con tre anni, Aylan si somma alla lunga lista di siriani morti in conseguenza di un conflitto che dura da più di quattro anni, e che si avvicina già pericolosamente al quarto di milione di vittime.

Europa, Stati Uniti, Israele ed i loro gendarmi incoraggiarono questa guerra fratricida che ha riscosso la vita di Aylan, un bambino che perse tutti i suoi sogni nella spiaggia turca di Bodrum, tentando di trovare scappatoia nell’isola greca di Kos.

Aylan Kurdi è morto senza sapere perché i suoi genitori si lanciarono in un’avventura che costerebbe loro la vita, senza avere idea che il suo paese ha perso la pace a causa della voracità dei suoi peggiori nemici, gli stessi che oggi chiudono le loro frontiere per non vedere la disperazione che riflettono quelli che fuggono dal terrore.

Erano partiti da Kobane, villaggio siriano il cui vero nome è Ayn al-Arab (l’occhio dell’arabo), tentando di fuggire dalla disgrazia e dalla morte imposta dalle bande terroristiche che, dalle lussuose e signorili capitali dell’Europa, ricevono fondi per continuare a massacrare i civili.

L’immagine di Aylan Kurdi, senza vita sulla sabbia di una spiaggia turca, riflette il vero volto di questo conflitto che fino ad oggi strappò alla vita quasi 20 mila bambini, mentre milioni continuano a soffrire le conseguenze di una guerra infernale.

Secondo l’Unicef, 5,6 milioni di bambini siriani soffrono povertà estrema e sono obbligati a vivere muovendosi costantemente, per scappare dalle zone di guerra.

Altri due milioni vivono come rifugiati nel Libano, Giordania, Iraq, Turchia, Egitto ed altri paesi del nord dell’Africa, mentre 3,6 milioni di bambini rimangono insicuri in comunità vulnerabili.

Il destino di Aylan Kurdi è la conseguenza di un piano macabro concepito contro il suo paese, e di predatori che non misurarono le conseguenze pur di soddisfare la sete della carogna in giacca e cravatta che tratta di imporre i suoi stili di democrazia, a forza di sangue e desolazione.

Questo bambino siriano la cui foto ha commosso il mondo, deve servire come simbolo di quanto rimane da fare, quanti silenzi bisogna rompere e quanta ipocrisia affrontare, per restituire la pace ad un popolo nobile che affronta la peggiore crisi umanitaria degli ultimi 70 anni.

Aylan Kurdi è il riflesso di altri bambini siriani che stanno morendo, anche adesso, in Damasco sotto il fuoco terroristico dei mortai, o asfissiati dai gas tossici ad al-Foa e Kafraya, o decapitati brutalmente a Raqqa, o vinti dal caldo e dalla sete nel deserto, tentando di scappare al fuoco dei pezzi d’artiglieria.

Guardare la foto di questo bambino che ci spezza il cuore, deve servirci per capire che il terrorismo è solo uno strumento dei manipolatori che non vogliono che finisca la guerra.

L’immagine di Aylan Kurdi, senza vita sulla sabbia di una spiaggia turca, è uno schiaffo all’Umanità.

di Miguel Fernandez Martinez

da Prensa Latina

traduzione di Ida Garberi

foto: Reuters/DHA

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