Antonio Guerrero, uno dei tre eroi cubani ancora imprigionati negli Stati Uniti, ha sottolineato oggi la crescente solidarietà internazionale con la sua liberazione e con quella dei suoi compagni, Gerardo Hernandez e Ramon Labañino.
In un’intervista pubblicata questo venerdì sul quotidiano argentino Pagina 12, Guerrero, che come Gerardo e Ramon raggiunge oggi i 16 anni di confino, sottolinea che il supporto che ricevono mostra “l’amore che tante persone sentono per Cuba e per il nostro popolo”.
Molte persone -ha detto- anche se non sono mai state collegate al processo rivoluzionario cubano, sostengono la causa quando conoscono il caso.
“Sapere che tutti loro, in un modo o nell’altro, esigono la nostra libertà, ci fa sentire molto ottimisti e forti”, ha affermato Guerrero.
Proprio questo venerdì a Buenos Aires è stata convocata una manifestazione davanti all’ambasciata degli Stati Uniti per esigere la liberazione di Gerardo, Antonio e Ramon.
Gli organizzatori della manifestazione consegneranno una lettera al presidente Barack Obama per chiedergli di esercitare il suo potere esecutivo e di terminare questo incarceramento, che è stato dichiarato arbitrario ed ingiusto da una commissione giuridica delle Nazioni Unite.
Nella lunga intervista, Antonio rivede il significato della parola libertà, delle manovre dei media della stampa statunitense, dell’origine e della ragione del suo lavoro poetico ed artistico dalla prigione, dell’immagine che ha del suo paese e delle sue credenze.
“C’è una libertà che nessuno può togliere, è la libertà quando uno sente che sta facendo del bene, è la libertà quando uno è utile per una causa giusta, è quella libertà che si sente quando uno ha l’amore di tanta gente così bella e coraggiosa”, ha risposto Antonio sul significato di questa parola.
“È la semplice libertà dell’uomo innocente che è stato condannato ingiustamente ad un lungo imprigionamento, incluso, anche a morire in carcere”, ha detto.
Quando gli hanno chiesto come le sue convinzioni politiche lo aiutano a sopportare la prigionia, ha risposto che “piuttosto che convinzioni politiche sono principi nobili su cui siamo stati educati dalla Rivoluzione e che abbiamo imparato dal nostro popolo e dalla sua storia”.
da Prensa Latina
traduzione di Ida Garberi