Notizie »

Messico: AMLO baserà la sua impugnazione su 300 video e 400 denunce

AMLO e la sua squadra. Foto: Proceso

AMLO e la sua squadra. Foto: Proceso

Il ricorso di dissenso che il Movimento Progressista presenterà al Tribunale Elettorale del Potere Giudiziale della Federazione (TEPJF) chiedendo l’invalidità dell’elezione presidenziale è formato da più di 500 pagine con 300 video con attestazioni di acquisto del voto, 400 denunce presentate davanti alla Procura Speciale dei Delitti Elettorali e prove documentate.

Con tutto questo, la coalizione pretende dimostrare che il PRI spese 4 mila milioni e mezzo di pesos nella campagna di Enrique Peña Nieto.

D’accordo con l’esteso ricorso di impugnazione che sarà consegnato all’Istituto Federale Elettorale affinché sia riportato al TEPJF, la coalizione di sinistra allega che si violarono i precetti costituzionali, tra questi l’equità, la libertà di suffragio, l’obiettività e l’autenticità del processo elettorale da parte del PRI.

Il ricorso legale che sarà dato a conoscere oggi pomeriggio nella conferenza che offrirà Andres Manuel Lopez Obrador si incentra nel chiedere l’invalidità di tutto il processo elettorale per la violazione all’articolo 41 della Costituzione, che stabilisce che si realizzino elezioni libere ed autentiche.

Tra la lunga lista di cause sottolineano che si superò il limite per le spese di campagna per 4 mila 599 milioni di pesos, quando l’ammontare stabilito per l’IFE è stato di 336 milioni; l’uso di denaro di provenienza illecita da parte dei governatori del PRI; l’utilizzo di inchieste come propaganda; iniquità nei mass media, principalmente in Televisa; l’inazione dell’IFE per investigare le spese di campagna; la spesa in pubblicità di mille 173 milioni di pesos; il pagamento di 344 milioni di pesos in spettacoli, striscioni, poster ed immagini di Peña Nieto in unità del trasporto pubblico.

Inoltre, il pagamento di 11 milioni di pesos mensili in servizio di propaganda in messaggi telefonici, 10 milioni di pesos mensili per annunci in reti sociali e spazi elettronici di mezzi di comunicazione, 84 milioni per la pubblicità nelle sale dei cinema ed altri 5 milioni in riviste associate con Televisa.

Ugualmente, si contempla l’accusa che spesero 2 mila 294 milioni di pesos con la consegna di migliaia di carte elettroniche Soriana per comprare voti ed altri 400 milioni in schede telefoniche con l’immagine di Peña Nieto.

Poi, il ricorso del dissenso include l’accusa di consegna di 103 milioni di pesos mediante borsellini elettronici della Banca Monex per il pagamento di 143 mila rappresentanti di uno sportello, operatori regionali e delegati.

In base a tutte questi prove ed altre ancora, la coalizione Movimento Progressista sostiene che si realizzò l’acquisto e coazione del voto, si oltrepassarono le cifre permesse per la campagna e non si rispetto l’equità nei mass media di comunicazione.

preso dalla Revista Proceso

scritto da Josè Gil Olmos e Rosalia Vergara

traduzione di Ida Garberi

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati. *

*