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L’IMPERO E L’ISOLA INDIPENDENTE. Quinta parte

La Base Navale di Guantánamo dal trionfo della Rivoluzione.

Dal trionfo della Rivoluzione il Governo Rivoluzionario ha denunciato l’occupazione illegale di questa porzione del nostro territorio.

D’altra parte, dal 1 gennaio 1959 gli Stati Uniti hanno fatto diventare il territorio usurpato della Base Navale a Guantánamo un focolaio permanente di minaccia, provocazione e violazione della sovranità di Cuba, allo scopo di creare difficoltà al vittorioso processo rivoluzionario. La suddetta base è stata sempre presente nei piani ed operazioni concepite da Washington per abbattere il Governo Rivoluzionario.

Dalla Base Navale hanno fatto ogni tipo d’aggressione:

·        Lancio di materiale infiammabile sul territorio libero da aerei provenienti dalla Base.

·        Provocazioni da parte dei soldati nordamericani, compresi insulti, lancio di sassi, scatole con materiale infiammabile e spari con pistole e arme automatiche.

·        Violazione delle acque giurisdizionali di Cuba e del territorio cubano da imbarcazioni e aeronavi militari nordamericane provenienti dalla Base.

·        Elaborazione di piani di auto-aggressione alla Base per provocare una lotta armata su larga scala tra Cuba e gli Stati Uniti.

·        Iscrizione delle frequenze radiali utilizzate dalla Base nel Registro Internazionale di Frequenze, all’interno dello spazio che appartiene a Cuba.

Il 12 gennaio 1961 fu torturato brutalmente da soldati yankee alla Base Navale di Guantánamo, per il “delitto” d’essere rivoluzionario, l’operaio Manuel Prieto Gómez, che ci lavorava da più di 3 anni.

Il 15 ottobre del suddetto anno, fu torturato e assassinato l’operaio cubano Rubén López Sabariego.

Il 24 giugno 1962 fu assassinato dai soldati della Base il pescatore di Caimanera Rodolfo Rosell Salas.

Inoltre, la pretesa intenzione di fabbricare un’auto-provocazione e spiegare le troppe nordamericane in una “giustificata” invasione punitiva contro Cuba, ha avuto sempre da elemento detonante la Base de Guantánamo. Un esempio c’è l’abbiamo in una delle azioni della che facevano parte della cosiddetta “Operación Mangosta”, quando il 3 settembre 1962 soldati nordamericani accantonati a Guantánamo dovevano sparare contro le sentinelle cubane.

Durante la Crisi dei Missili, la Base fu rafforzata nella tecnica militare e negli effettivi, aumentando il numero di questi ultimi a più di 16.000 soldati di fanteria di marina. Di fronte alla decisione del Primo Ministro sovietico Nikita Jruschov di ritirare i missili nucleari spiegati a Cuba senza consultare né informare in anticipo il Governo Rivoluzionario, Cuba fissò la ferma posizione della Rivoluzione nei denominati “Cinque Punti”. Al quinto si chiedeva il ritiro della Base Navale a Guantánamo. Siamo stati sul punto di una guerra termonucleare, nella quale saremmo il primo bersaglio come conseguenza della politica imperiale d’impadronirsi di Cuba.

L’11 febbraio 1964 il presidente Lyndon B. Johnson  ridusse il personale cubano che lavorava alla Base a 700 lavoratori circa. Inoltre furono sequestrati fondi accumulati della pensione di centinaia di operai cubani che avevano lavorato alla Base e sospesero illegalmente il pagamento delle pensioni ai pensionati cubani.

Il 19 luglio 1964, in grossolana provocazione dalle sentinelle di frontiera nordamericani contro le sentinelle cubane di Guardacoste, fu assassinato a man salva il giovane soldato diciassettenne Ramón López Peña, alla casamatta dove faceva il suo turno di guardia.

Nelle stesse condizioni, il 21 maggio 1966, spari provenienti dalla Base diedero morte al soldato Luis Ramírez López

In appena 21 giorni del mese di maggio 1980, più di 80.000 uomini, 24 navi e circa 350 aerei di combattimento parteciparono alle manovre Solid Shield-80, che tra l’altro includeva lo sbarco di 2.000 soldati di fanteria di marina alla Base Navale ed il rafforzamento della suddetta installazione con altri 1.200 effettivi.

Nell’ottobre 1991, durante il IV Congresso del Partito Comunista di Cuba, tenuto a Santiago de Cuba, aerei ed elicotteri provenienti dalla Base violarono lo spazio aereo cubano sulla Città.

Nel 1994, la Base fu punto d’appoggio per l’invasione a Haiti: l’aviazione militare nordamericana utilizzò gli aeroporti di questo enclave. Oltre 45.000 emigrati haitiani furono concentrati alla Base a metà dell’anno seguente.

Allo stesso modo, nel 1994 avvenne la conosciuta crisi migratoria come conseguenza dell’inasprimento del blocco e degli anni difficili del periodo speciale, del mancato adempimento dell’Accordo Migratorio di 1984 sottoscritto con l’Amministrazione Reagan, della notevole riduzione  dei visti concessi e dell’incoraggiamento all’immigrazione illegale, inclusa la Legge di Aggiustamento Cubano, fatturata dal presidente Johnson più di 40 anni fa..

Come conseguenza della crisi scatebatasu, una dichiarazione del presidente Clinton del 19 agosto 1994, fece diventare la Base in campo di concentramento migratorio per gli emigranti cubani illegali (balseros) i quali raggiunsero la cifra di 30.000 circa.

Infine, il 9 settembre 1994 fu sottoscritto un Comunicato Congiunto tra l’amministrazione di Clinton ed il governo di Cuba mediante il quale gli Stati Uniti s’impegnarono ad impedire l’entrata nel suo territorio degli emigranti illegali intercettati ed a concedere un minimo di 20.000 visti annui a titolo di raggiungimento familiare, che avrebbe consentito a loro di viaggiare per via sicura agli Stati Uniti.

Il 2 maggio 1995, facendo anche parte dei negoziati migratori, i governi di Cuba e degli Stati Uniti convennero in modo supplementare ciò che questa volta si denominò Dichiarazione Congiunta, fissando la procedura per la restituzione a Cuba di tutti quelli che avessero continuato a tentare un’emigrazione illegale verso gli Stati Uniti e che fossero stati intercettati dai Guardacoste nordamericani.

Tenete presente che il riferimento riguarda solo gli immigranti illegali intercettati dai Guardacoste. Ormai erano stabilite le basi per un sinistro affare: il traffico di persone. La Legge Assassina è rimasta. Cuba sarebbe l’unico paese al mondo sottomesso  a tale frusta. Anche se 250.000 persone circa hanno viaggiato per via sicura senza il minimo rischio, è invece incalcolabile il numero di donne, bambini e persone di diverse età che sono morti nel prospero traffico d’immigranti.

Dalla crisi migratoria del 1994, ambedue i governi, in modo consensuale, avviarono incontri regolari tra i comandi militari di ogni parte. Una striscia del territorio seminata di mine a volte era allagata a causa delle tempeste tropicali e dei fiumi straripati. Non poche volte i nostri zappatori rischiarono la loro vita per salvare persone che traversavano  quella zona militare ristretta portando anche dei bambini.

Tra 1962 e 1996, si registrarono 8.288 violazioni principali dalla Base navale di Guantánamo, comprese 6.345 violazioni aeree, 1.333 violazioni navali e 610 violazioni territoriali.  Delle violazioni complessive, 7.755 avvennero tra 1962 e 1971.

La Base Navale di Guantánamo dalla promulgazione della Legge Helms-Burton.

Questa legge, firmata dal presidente William Clinton il 12 marzo 1996, al suo Titolo II su “l’assistenza a Cuba libera e indipendente”, Sezione 201 relativa alla “politica verso un governo di transizione ed eletto democraticamente a Cuba”, dispone al comma 12 che gli Stati Uniti devono “essere preparati per negoziare con un governo eletto democraticamente a Cuba la restituzione della Base Navale degli Stati Uniti a Guantánamo oppure rinegoziare l’accordo attuale nei termini convenienti a vicenda”.  Qualcosa ancora peggio di quella relativa al governatore militare Leonard Wood che, assieme a Theodore Roosevelt sbarcò a piedi nelle vicinanze di Santiago de Cuba: l’idea di un annessioniste di origine cubana amministrando il nostro Paese.

La guerra di Cossovo di 1999 provocò un grande numero di rifugiati kosovari. Il governo di Clinton coinvolto in quella guerra della NATO contro Serbia, decise di utilizzare la Base come alloggio per alcuni di loro, e a questo punto, per la prima volta, senza nessuna consulta previa come è solito di fare, comunicò a Cuba la decisione presa. La nostra risposta fu costruttiva. Anche se siamo contrari all’ingiusta ed illegale guerra, non avevamo nessun motivo per non dare l’aiuto umanitario che avrebbero richiesto i rifugiati kosovari. Abbiamo anche offerto la cooperazione del nostro Paese, se fosse necessaria, nell’ambito dell’assistenza medica o di qualunque altro servizio. Infine, i rifugiati kosovari non furono inviati alla Base Navale di Guantánamo.

Nel manifesto “Giuramento di Baraguá”, del 19 febbraio 2000, si esprime che “al momento opportuno, giacché non è un obiettivo prioritario in questo momento, anche se è giustissimo ed irrinunciabili il diritto del nostro popolo, il territorio illegalmente occupato di Guantánamo deve essere restituito a Cuba”. A quel momento eravamo coinvolti nella lotta per fare ritornare il bambino rapito e le conseguenze economiche del brutale blocco.

La Base Navale di Guantánamo dall’11 settembre

Il 18 settembre 2001, il presidente Bush firmò la legislazione del Congresso degli Stati Uniti che autorizzò lui a servirsi della forza in risposta agli attentati dell’11 settembre. Bush si avvalse di questa legislazione per firmare, il 13 novembre dello stesso anno, un Ordine Militare mediante il quale stabilì le basi giuridiche per le detenzioni ed i procedimenti giudiziari dai tribunali militari, come parte della “guerra contro il terrorismo” da individui che non avranno la condizione di cittadini degli Stati Uniti.

L’8 gennaio 2002 gli Stati Uniti comunicarono ufficialmente a Cuba che avrebbero utilizzato la Base Navale di Guantánamo come centro di detenzione dei prigionieri di guerra d’Afghanistan.

Tre giorni dopo, l’11 gennaio 2002, arrivarono i primi 20 detenuti fino a raggiungere la cifra di 776 prigionieri provenienti da 48 Paesi. Ovviamente, questi dati non si menzionavano. Immaginavamo che si trattasse di prigionieri di guerra afgani. I primi aerei atterravano pieni di prigionieri, e c’erano molti più custode dei prigionieri. Lo stesso giorno il Governo di Cuba emise una dichiarazione pubblica comunicando la sua disposizione di cooperare con i servizi medici di cui avrebbero avuto bisogno, con programmi di bonifica e di lotta contro vettori e malattie nelle aree sotto il nostro controllo che circondano la base, o con qualunque altra forma utile, costruttiva ed umana che si potrebbe presentare.  Ricordo i dati perché ho partecipato personalmente ai particolari della Nota presentata dal Ministero degli Affari Esteri come risposta alla Nota nordamericana. Eravamo lunghi d’immaginare che a quel momento, il Governo degli Stati Uniti si preparava  per creare in quella base un orribile campo di tortura.

La Costituzione Socialista proclamata il 24 febbraio 1976 stabilì al comma c) dell’articolo 11 che “la Repubblica di Cuba ripudia e considera illegali e nulli i trattati, patti o concessioni convenuti in condizioni di disuguaglianza o che ignorano o diminuiscono la sua sovranità e la sua integrità territoriale”.

Il 10 giugno 2002, il popolo di Cuba, in un processo plebiscitario popolare senza precedenti, ratificò il contenuto socialista di quella Costituzione di 1976 come risposta alle manifestazioni d’ingerenza ed offensive del Presidente degli Stati Uniti, ed interessò all’Assemblea Nazionale del Potere Popolare riformarla per lasciare espressamente consegnato, tra altri aspetti, il principio irrevocabile che deve reggere le relazioni economiche e politiche del nostro Paese con altri stati, nell’aggiungere allo stesso Articolo 11, comma c): “Le relazioni economiche, diplomatiche e politiche con qualsiasi altro Stato non potranno mai essere negoziate sotto aggressione, minaccia o coercizione da una potenza straniera.”

Una volta comunicata la Proclama al popolo di Cuba, il 31 luglio 2006, le autorità nordamericane hanno dichiarato che non volevano una crisi migratoria, tuttavia, si preparavano in modo preventivo per ne fare fronte, tenendosi presente l’uso della Base Navale di Guantánamo come accampamento di concentramento degli emigranti illegali intercettati in mare. In dichiarazioni pubblica si fa conoscere che gli Stati Uniti stanno realizzando ampliamenti delle costruzioni civili alla Base allo scopo di aumentare la capienza di ricevimento di emigranti illegali.

Cuba, dalla sua parte, ha preso tutte le misure possibili per evitare incidenti tra le forze militari di ambedue i Paesi e ha dichiarato che rispetterà gli impegni contenuti nella Dichiarazione Congiunta sui temi migratori sottoscritta con l’amministrazione Clinton. Perché tanta chiacchiera, minaccia e chiasso?

Il pagamento simbolico annuo pari a $3.386,25 dollari per l’affitto del territorio che occupa la Base Navale di Guantánamo si è mantenuto fino al 1972, data in cui la parte nordamericana ha fatto un raggiustamento, dalla sua parte, portandolo a $3,676 dollari.  Nel 1973, è stata fatta una nuova correzione del valore del vecchio dollaro d’oro degli Stati Uniti, e quindi,  da allora, l’assegno emesso dal Dipartimento del Tesoro salì a  $ 4.085,00 annui. Il suddetto assegno è sul conto della Marina degli Stati Uniti, responsabile operativa della Base Navale.

Gli assegni emessi dal Governo degli Stati Uniti, come pagamento dell’affitto, sono intestati in favore del “Tesoriere Generale della Repubblica di Cuba”, istituzione e funzionario che da molti anni non fanno più parte della struttura del Governo di Cuba. E s’inviano per via diplomatica ogni anno. Quello relativo al 1959, per semplice confusione, fu trasformato in entrata nazionale. Dal 1960 e fino ai nostri giorni non sono stati mai incassati e danno fede di un affitto imposto per più di 107 anni. Immagino, in modo conservatore, che è dieci volte meno di quello che spende il governo degli Stati Uniti nel salario di un maestro ogni anno.

Sia l’emendamento Platt che la Base Navale di Guantánamo, erano eccedenti. La storia dimostra che in molti Paesi di questo emisfero, dove non si è fatta una rivoluzione come la nostra, la totalità del territorio, diretto dalle transnazionali e le oligarchie non hanno avuto bisogno né di una cosa né dell’altra. Della sua popolazione, la cui stragrande maggioranza è mal preparata e povera, si occupava la pubblicità seminando riflessi.

Dal punto di vista militare una porta-aerei nucleare, pieno di veloci cacciabombardieri e della sua numerosa scorta, appoggiato dalla tecnologia e dai satelliti, è molte volte più potente e può spostarsi a qualunque posto del mondo, dove sia più conveniente all’impero.

Loro avevano bisogno della Base per umiliare e fare le cose sporche che ci hanno luogo.

Se è necessario aspettare il crollo del sistema, aspetteremo. Le sofferenze ed i pericoli per tutta l’umanità saranno enormi, così come l’attuale crisi delle borse di valori, e sono molte le persone che lo predicono. L’attesa di Cuba sarà sempre in allarme di combattimento.

Fidel Castro Ruz

14 agosto 2007

Ore 18:10   
 

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