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Il mostro amico mio

All’inizio io non gli volevo bene, perché credevo che lui mi avrebbe mangiato un piede. I mostri rapiscono le donne e si mettono una donna su ogni spalla, e se sono mostri vecchi, si stancano e ne tirano una nella cunetta della strada. Ma questo che io dico, il mio amico, è un mostro speciale. Noi ci capiamo bene, benché il povero non sappia parlare e per questo motivo tutti ne hanno paura. Questo mostro amico mio è tanto, ma tanto grande che i giganti gli arrivano solo fino alla caviglia. E lui non rapisce mai le donne né niente.

Lui vive in Africa. Nel cielo non vive, perché se stesse nel cielo, come Dio, cadrebbe. È troppo grande per potere vivere lassù, nel cielo. Ci sono altri mostri più piccoli di lui che allora vivono nell’infinito, vicino a dove si trova Plutone; o ancora più lontano, là nell’onfinito o nel piranfinito. Ma questo mostro amico mio non gli resta nessun rimedio che vivere in Africa.

Ogni tanto mi visita. Lui nessuno lo vede ma lui può vederli tutti. Inoltre, può trasformarsi in qualunque cosa che voglia. A volte è un canguro che mi salta nella pancia quando rido od è lo specchio che mi restituisce il viso quando mi sembra che l’ho perso od è un serpente mascherato da lombrico che mi fa la guardia sulla porta affinché nessuno venga e mi rapisca.

Ora, oggi, o domani, il mostro amico mio appare camminando per il mare, convertito in un guerriero che più immenso non si può, e gettando fuoco dalla bocca, con un solo soffio fa scoppiare la carcere dove hanno rinchiuso mio padre e me lo porta sull’unghia del mignolo e me lo mette nella mia stanza entrando dalla finestra. Io gli dico: “Ciao” e lui torna pian pianino in Africa attraverso il mare. Allora mio padre esce a comprarmi caramelle e cioccolatini ed una bimba; ed ottiene un cavallo vero ed usciamo al galoppo per la terra. Io afferrato alla coda del cavallo al galoppo, lontano. E quando mio padre sia piccolino, dopo, quando mio papà sia piccolino, io gli racconterò le storie del mostro amico mio che venne dall’Africa affinché mio papà si addormenti, quando arrivi la notte.

testo di Eduardo Galeano

preso da www.cubadebate.cu

traduzione di Ida Garberi

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