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Honduras: espellono famiglie maya chortis da un paesino vicino alle rovine di Copan

Con motivo del solstizio di inverno scorso (21/12/11), la Presidenza della Repubblica dell’Honduras, realizzò uno spettacolo folcloristico nel Santuario Maya di Copan, con la finalità di mantenere il turismo che sta diminuendo per la disastrosa insicurezza sociale del paese.

In questo atto il Presidente annunciava, con strepito, la fine della civiltà Maya e l’entrata dell’Honduras nella nuova era della pace, denominata “regno del sole”. L’atto si realizzò senza la presenza del popolo indigeno maya chortì.

Mentre si promuoveva al mondo con “orgoglio” e chiasso il patrimonio intellettuale e spirituale della millenaria civiltà Maya, contenuta nella biblioteca più grande dell’umanità, scritta in pietra; solamente ad alcuni chilometri di distanza i discendenti maya del posto erano espulsi dalle loro terre, come accadde più di cinque secoli fa.

Sì. Benché suoni a fantascienza. E, come se questo fosse poco, l’avvocato che truffò con più di 200 mila lempiras la comunità indigena per trattare questo caso, ora, lavora, niente meno che, nella Segreteria di Stato per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni ed Afro-honduregni (SEDINAFROH), come denunciano gli indigeni indignati.

Solo 7 giorni prima della pomposa celebrazione ufficiale del solstizio di inverno, la Comunità Indigena Maya Chortì, “Nueva Estansuela” (integrata da 11 famiglie), nel Municipio di Copan Ruinas, a 10 km dal Santuario Maya di Copan, è stata espulsa violentemente dal suo luogo di origine nel quale abitarono e servirono per più di due decadi. Così incominciò “l’era della pace”, condannando a oltre 80 indigeni maya, la maggioranza bambini, a passare il Natale per strada, in tende di plastica, senza illusione, né nessuna certezza sul loro destino.

L’espulsione è stata l’esecuzione di una sentenza giudiziale per dichiarare la posizione legale di queste terre alla nuova padrona, la commerciante, Suyapa Salgado. Come dichiarano i membri di questa comunità sloggiata, lavorarono come schiavi per l’anteriore padrone, Manuel Cueva, per 20 anni consecutivi. Chi inizialmente pagava loro 1 lempira ogni giornata, fino ad arrivare negli ultimi anni a 50 lempiras giornalieri (2.5 dollari). 20 anni questa comunità sopravvisse in condizione di semischiavitù, in pieno secolo XXI!

La storia del saccheggio e del colonialismo c’indica che prima le terre usurpate ai popoli indigeni si vendevano con comunità indigene incorporate, come manodopera gratis. Ora, queste terre si comprano e vendono espellendo le comunità indigene perché le vacche sono più redditizie dei servizi dati dagli indigeni.

La nuova padrona, Suyapa, che si dichiara cristiana, indica che ha bisogno di queste terre per i suoi 90 capi di bestiame, senza importarle nulla il costo umano di questa occupazione.

“Io pregai abbastanza a Dio affinché non piovesse la notte dell’evacuazione”, ha dichiarato essendo consultata sulla situazione dell’abbandono dei bambini indigeni sulla strada, dopo essere estratti alla forza dalle loro capanne.

La nuova padrona, essendo consultata sull’indennità per i beni mobili ed immobili della comunità colpita, dichiara: “Tanto loro non hanno nulla”.

Per vergogna dell’umanità, in Honduras si continua a spogliare, umiliando e sterminando l’indigeno, come un’inservibile e scomoda specie della fauna silvestre.

Mentre, l’eredità culturale del suo antenati è promossa o venduta come succulenta merce esotica al turismo internazionale.

preso da voselsoberano.com

traduzione di Ida Garberi

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