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Nuova politica verso Cuba seguirà a dispetto delle differenze, Jacobson

Roberta Jacobson

Roberta Jacobson

La segretaria assistente di Stato per Temi dell’Emisfero Occidentale, Roberta Jacobson, ha detto che i passi per ristabilire le relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e Cuba proseguiranno nonostante le profonde differenze tra entrambe le nazioni.  

Jacobson ha aggiunto che per lei è un onore essere la prima funzionaria di questo livello in varie decadi nel visitare l’isola caraibica ed inoltre presiedere la delegazione nordamericana ai dialoghi sulla ripresa dei nessi diplomatici e sullo stabilimento di ambasciate nelle due capitali.

Tuttavia, ha ricordato che questo sarà un processo molto lungo e complesso che è cominciato ieri con la realizzazione di discussioni intense con la parte cubana che è stata condotta dalla Direttrice Generale degli Stati Uniti nella cancelleria cubana, Josefina Vidal Ferreiro.

Funzionari del governo cubano hanno ricordato negli ultimi giorni che il principale scoglio in questo nuovo corso nella dinamica del vincolo tra L’Avana e Washington è il bloqueo economico, commerciale e finanziario imposto dalla Casa Bianca a Cuba da più di mezzo secolo.

Per Jacobson questi recenti contatti a L’Avana sono stati i primi passi per l’obiettivo di ristabilire queste relazioni a livello di ambasciate, dopo più di 50 anni di implementazione di una politica che è considerata un fallimento da parte di Washington.

Inoltre, ha riconosciuto che l’obiettivo del governo nordamericano verso Cuba continua ad essere lo stesso, trasformare la nazione caraibica, dare potere alla società civile ed ottenere che il governo cubano prenda misure più concordi con gli interessi di Washington nel tema dei diritti umani.

La politica anteriore di isolamento non ha ottenuto questi scopi, ha ricordato la funzionaria statunitense, e benché abbiamo profonde differenze col governo cubano sui diritti umani ed altri temi, proseguiamo verso la normalizzazione dei vincoli bilaterali.

Sulla permanenza di Cuba nella lista dei paesi che auspicano il terrorismo secondo la Casa Bianca, Jacobson ha ricordato che il presidente Barack Obama ha detto il mese scorso al Dipartimento di Stato di rivedere la probabile esclusione della nazione caraibica da questa relazione, qualificata da L’Avana come unilaterale, politicamente motivata e spuria.

Delegazioni di Cuba e gli Stati Uniti hanno terminato questo giovedì due giorni di conversazioni ufficiali in questa capitale, durante le quali hanno abbordato temi come l’emigrazione illegale ed il corso verso il ristabilimento delle relazioni diplomatiche.

Le negoziazioni, nel Palazzo delle Convenzioni della capitale, hanno avuto come basi la volontà espressa al riguardo dei presidenti di entrambe le nazioni il 17 dicembre scorso.

Entrambe le delegazioni sono state d’accordo nel definire positivi, costruttivi e flessibili questi scambi.

Come era previsto, il 21 gennaio si è realizzata il 28° gruppo di conversazioni migratorie tra Cuba e gli Stati Uniti, nella quale la rappresentazione statunitense è stata presieduta dal sottosegretario assistente dell’Ufficio per Temi dell’Emisfero Occidentale del Dipartimento di Stato, Edward Alex Lee.

Da parte sua, la Direttrice Generale degli Stati Uniti della cancelleria cubana, che ha presieduto la rappresentazione dell’isola caraibica, ha enfatizzato che la Legge di Aggiustamento Cubano e la politica dei piedi asciutti-piedi bagnati conferiscono benefici esclusivi ai cubani e sono i principali stimoli all’emigrazione illegale verso il paese settentrionale.

Il 22 gennaio si sono realizzate le conversazioni sul processo per ristabilire i nessi diplomatici e le ambasciate nelle rispettive capitali, sulla base del rispetto alla Lettera delle Nazioni Unite ed altri strumenti del diritto internazionale, secondo le due parti.

Allo stesso tempo, in un comunicato di stampa pubblicato ieri, Cuba espresse serie preoccupazioni per la mancanza di garanzie e di protezione ai diritti umani negli Stati Uniti, in questione alla persistente illegalità delle detenzioni nel carcere della base navale nordamericana in Guantanamo.

da Prensa Latina

foto: Ismael Francisco

traduzione di ida Garberi

1 Commento

Commento all'articolo
  1. loredana de martinis a / nuovapolitica

    Ma nessuno dice a questi rappresentanti americani ,che loro sul rispetto dei diritti umani sono gli ultimi a dover parlare ,alla luce delle ultime inchieste svolte propio negli usa ,senza poi considerare Guantanamo Secondo me non hanno nessuna intenzione di togliere il blocco Con questa mossa vogliono solo …tastare il polso della situazione ,per poi tirarsi indietro all’ultimo momento dando la colpa al governo Cubano in modo da esasperare il popolo che aveva creduto nel cambiamento ,fomentando cosi disordini che a quel punto sarà molto difficile ristabilire un certo ordine . Mi auguro che questa sia solo una mia considerazione e paura ,dovuta a l’amore incondizionato che ho per questo Paese ,per la sua Rivoluzione ,per il rispetto dei suoi Eroi , per non essersi piegata davanti allo strapotere degli USA

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