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Assange ha assicurato di essere un perseguito politico degli Stati Uniti

Il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, ringraziò per la solidarietà latinoamericana che ha appoggiato la decisione dell’Ecuador di dargli ospitalità ed assicurò di essere oggi un perseguito politico degli Stati Uniti.

“Non mi sento utilizzato in nessun modo dall’Ecuador per fini politici, come dicono alcuni, sono un perseguito politico degli Stati Uniti ed i loro alleati, questo è un fatto riconosciuto”, affermò il giornalista australiano in un’intervista offerta alla rete televisiva multinazionale TeleSur, nella sede dell’Ambasciata ecuadoriana a Londra.

A suo giudizio, l’Ecuador ha agito correttamente dimostrando i suoi valori in questo caso, non solo nel concedermi l’asilo, ma anche per andare più in là e difendere i miei diritti.

Indicò che sapeva “che avevo molti latinoamericani a mio favore, è stata una sorpresa piacevole; molti in America Latina si sono manifestati per appoggiarmi, penso che è molto importante questa solidarietà latinoamericana sul tema”.

Sottolineò che “questo non avrebbe potuto succedere 10 anni fa, penso che riflette una forza crescente dell’integrazione dell’America Latina, una difesa mutua di valori condivisi”.

Il fondatore dell’organizzazione che ha rivelato nel suo portale digitale migliaia di informazioni confidenziali degli Stati Uniti assicurò che c’è un’investigazione in corso in questo paese, che include gli appartenenti di WikiLeaks, che non ha paragone in quanto a scala e natura.

“Se vai contro la volontà degli Stati Uniti, allora qualcosa di orribile ti succederà”, condannò.

In quanto alle accuse per persecuzione sessuale fatte contro di lui in Svezia, spiegò che si tratta di una manipolazione vergognosa e che le autorità svedesi hanno ricusato accettare una sua dichiarazione scritta sotto giuramento.

Interrogato circa se considerava che le azioni svedesi sono condite con le politiche degli Stati Uniti in relazione con personaggi non amichevoli, come potrebbe essere il suo caso, il comunicatore precisò che la Svezia è cambiata molto e non è oramai neutrale.

Come prove menzionò che le forze di questa nazione si trovano sotto il comando degli Stati Uniti in Afghanistan, la Svezia ha avuto un ruolo importante in Libia nei bombardamenti ed è il maggiore fabbricante di armi pro capite del mondo.

Assange spiegò che WikiLeaks è il nome di una pubblicazione e dietro di lei c’è un’organizzazione, con la sua struttura, e rispetto al materiale, “pubblichiamo sempre la verità ed analizziamo sempre quello che pubblichiamo”.

L’anno scorso abbiamo divulgato più di un milione di documenti di differenti paesi, ma non abbiamo comprato mai né venduto un’informazione, non l’abbiamo fatto per ragioni legali o politiche, rivelò.

Davanti all’accusa degli Stati Uniti che i documenti pubblicati mettono in pericolo la vita delle persone, assicurò che WikiLeaks non ha ferito nessuno con le sue pubblicazioni, al contrario, gli stessi archivi di questo paese mettono in evidenza che loro sono il macchinario che ha irrigato sangue in Afghanistan e le forze armate statunitensi hanno assassinato lì migliaia di persone.

Denunciò l’aspetto oscuro di Internet, come il caso di Google, amministrato dagli Stati Uniti ed la cui informazione è immagazzinata ed intercettata dal Consiglio Nazionale di Sicurezza di questo paese, analizzata e spiata.

Lo spionaggio di massa va in direzione di una valanga di totalitarismo multinazionale che si sta muovendo verso Occidente, oltre gli Stati Uniti, ha affermato Assange.

Davanti a questo contesto, delimitò che la fratellanza dell’America Latina è sufficiente per resistere a tutto ciò, ma come individui singoli è difficile resistere.

In quanto all’impatto delle rivelazioni fatte da WikiLeaks, il suo creatore ha riferito che “è tanto tremendo che rende insignificante quello che mi sta succedendo e questo vale perfino le nostre vite, è la maniera di lottare per i valori in cui uno crede”.

Inoltre, considerò che la situazione in cui si trova potrà risolversi nel termine di sei mesi o magari in più tempo, per la via della diplomazia o per un avvenimento inusuale nel mondo, che non possiamo predire, come una guerra con l’Iran, le elezioni negli Stati Uniti o l’abbandono del caso da parte del governo svedese.

Anticipò che quando verrà fuori da tutto ciò, “i miei piani sono continuare a lottare”.

con informazioni di Prensa Latina

traduzione di Ida Garberi

1 Commento

Commento all'articolo
  1. loredana

    Sto dalla parte di Julian Assage trovo che quanto da lui scritto sia una perfetta analisi dello strapotere Americano ,a cui dobbiamo opporci tutti per non farci prevaricare

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